Tennis: Torna alla vittoria Ana Ivanovic

Lo sport alle volte è migliore di un ottimo romanzo, pieno di fatica, sacrificio, voglia di vincere ma anche di sentimenti. Nelle lacrime di un atleta che vince c’è una vita di notti in cui si sognava solo quello, una vita di allenamenti in cui ala fine di ognuno, sotto la doccia, si sperava che ne valesse la pena. Questa è la storia anche di Anna Ivanovic, tennista serba rubata alle passarelle della moda. Inizia a giocare a cinque anni con un unico mito: Monica Seles anche lei serba.

I periodi degli allenamenti sono i più brutti. Alla fine degli anni 90 nella ex-jugoslavia bombardata dalla NATO, è costretta ad allenarsi in scenari improponibili con strutture pressocchè inesistenti. Così inizia a prendere vita  il suo tennis come modo per uscire da una realtà, mai rinnegata, ma sicuramente non delle migliori.

Il professionismo arriva nel 2003 e il primo trofeo vero e proprio nel 2005 a Camberra, li i primi sentori che il tennis non è più un gioco ma c’è il talento per diventare una campionessa.

Il 2008 è l’anno della consacrazione. Vince il torneo di Indian Wells e gli internazionali di Roma. Poco prima degli Internazionali di Francia la belga Justine Henin annuncia il suo ritiro dal tennis e  torna ad essere la numero 2 del ranking WTA dietro Maria Sharapova. Dopo circa 3 settimane, al Roland Garros Ana supera in semifinale la connazionale Jankovic 6-4 3-6 6-4, conquistando la sua seconda finale consecutiva, e con i punti acquisiti, insieme alle eliminazioni subite dalla Kuznetsova e dalla Sharapova, a soli 20 anni è la prima serba e la settima più giovane tennista a diventare la numero 1 del ranking WTA. E’ il raggingimento del sogno di tutta una carriera. La gioia è incontenibile specialmente in uno sport come il tennis in cui si è sempre e comunque soli, nelle sconfitte e nelle vittorie.

Il tennis, come anche molti altri sport, ha un grandissimo problema. Non puoi mai sederti sugli allori. Quando arrivi al massimo forse inizia il cammino più difficile. Mantenere lo standard elevato. Da quel 2008 magnifico Ana colleziona una serie di clamorose eliminazioni nei primi turni di svariati tornei. Alcuni risultati fanno credere davvero che ci sia qualcosa di “strano”, sconfitte con avversarie di caratura senza dubbio inferiore le impedisono di mantenere la vetta che con tanta fatica aveva raggiunto. Ne segue un periodo di ben ventitre mesi senza mai vincere un torneo. Iniziano a vacillare le certezze. Si inizia a credere di essere arrivati al massimo non per talento ma per fortuna. Inizia a diminuire l’autostima, proprio quell’autostima che l’aveva portata ad arrivare dove nessuna tennista serba era riuscita prima di allora.

Ma ecco che arriva il riscatto. Di nuovo a Linz, dove aveva già alzato le braccia al cielo nel 2008. L’ingresso non è proprio quello della protagonista. Partecipa solo grazie ad una wild card. Ma il campo da un unico verdetto.E ‘ lei la più forte. Impressionante la finale da tempi di record, soli 47 minuti le occorono per sbarazzarsi della svizzera Patty Schnyder. Due set da 6-1 6-2. Un fulmine. E così ritorna sulla scena una campionessa che c’era sinceramente mancata, non solo per la sua invidiabile avvenenza ma anche per il suo formidabile talento. Di nuovo si è ripresa il posto che le compete tra le vincenti ma adesso scommettiamo che non si farà sorpendere nuovamente dalla smania di vincere. Di nuovo in campo come dagli inizi a scalare quella maledetta o meravigliosa classifica a seconda del ranking.

Ulderico Carbonara