Intorno all’ omicidio di Sarah Scazzi si è costruita una fitta rete di notizie che, in nome del diritto all’ informazione, vengono divulgate dai media in modo continuo e senza riguardo.
Se da un lato, come si è detto, la televisione ha avuto un ruolo fondamentale nel caso della morte di Sarah Scazzi e addirittura nel ritrovamento del suo corpo, è pur vero che i programmi televisivi si sono buttati a capofitto creando un’ informazione altamente eccessiva. Le telecamere arrivano dappertutto per scavare, rovistare, provocare e suscitare sentimenti sempre più contrastanti nei telespettatori ipnotizzati.
La notizia si fa scena, la scena si sviluppa su palchi anomali e inadeguati, il pubblico si elegge a giudice e sentenzia, gli avvocati vengono interrogati e si trasformano in concorrenti della trasmissione di turno, dove la posta in palio potrebbe essere pericolosa…
«L’altro ieri c’era Cogne, ieri Garlasco, Erba, Perugia, oggi Avetrana: per le prime due settimane spingiamo a mille su questi fatti, poi arriva l’ autocritica e facciamo la predica ai ‘turisti dell’orrore’ che la domenica vanno sui luoghi del delitto. Non ci si può stupire del fatto che un’ informazione quantitativamente così massiccia, con contenitori dedicati per giorni a questo, produca quelle conseguenze». Sono le parole di Roberto Natale, presidente della Fnsi, pronunciate in occasione del seminario “Giornate Dell’ Interdipendenza” per rispondere ai giornalisti che gli chiedevano di cosa ne pensa di come stampa e televisione stanno trattando il delitto di Avetrana. «Bisogna fermarsi prima di avere lacrime di coccodrillo» su conseguenze come i «turisti dell’orrore».
Natale ricorda il richiamo da parte del direttore generale della Rai Mauro Masi all’ equilibrio e alla sobrietà, un richiamo che è apparso a molti superficiale e tardivo.
«E’ orrore anche la giovane donna calabrese disciolta nell’acido perché ha scelto di collaborare con la giustizia, eppure ce lo dimentichiamo in 24 ore. Su questo non viene fatto nessun plastico in tv e questa disparità fa riflettere», ribadisce Natale. «La soluzione non vogliamo che arrivi per legge c’è la nostra responsabilità e c’è una responsabilità in più che compete al servizio pubblico».
Caterina Cariello