Clima di mediazione a Lussemburgo, dove l‘Unione Europea ha iniziato ad esprimersi in favore di un maggior dialogo, a quanto pare, riguardo la possibilità da dare alla Serbia per un suo eventuale ingresso. Nella trattativa oggi cautamente avviata, si è data la precedenza, rispetto ad ogni altro futuro problema da affrontare, alla questione dell’atteggiamento che la Serbia dimostrerà di avere nei confronti del tribunale di guerra dell’Onu.
I ministri degli Esteri europei hanno espresso tutti parere concorde sul fatto di domandare l’opinione ufficiale della Commissione Europea riguardo i futuri colloqui d’ingresso per la Serbia. E’ questo un passo iniziale ma fondamentale nel lungo iter di accesso all’Ue.
Non è facile per un Paese come la Serbia fare il suo ingresso nell’Ue, e la prospettiva è in realtà abbastanza lontana e dal cammino ancora impervio ed imprevedibile, oggi tutto da percorrere.
Si chiede a Belgrado di dimostrare totale rottura con il suo passato storico. In particolare gli avvenimenti che qualificarono la Serbia come Paese caratterizzato dal nazionalismo estremo. L’Unione Europea è oggi favorevole a prendere qualunque tipo di iniziativa che possa incoraggiare a livello internazionale la democratizzazione, e proprio il miraggio di un eventuale ingresso in Europa dovrebbe essere la promessa che più di ogni altra attirerà i Balcani verso le riforme.
Un passo avanti concreto la Serbia ha voluto dimostrarlo nel passato mese di luglio, durante le fasi di negoziazione con il Kosovo. In quel frangente Belgrado si è dimostrata propensa ad accettare con maggior buon occhio rispetto al passato gli atteggiamenti politici della provincia secessionista che tanto ha attirato l’attenzione in un passato piuttosto recente.
E sul fronte dove la parte più debole è proprio la Serbia, ovvero al cospetto delle valutazioni Ue, gli sforzi di Belgrado si rendono più brillanti ed appariscenti che mai. Ma la condizione essenziale dettata dalla politica internazionale europea, è ancora ben lontana dall’essere soddisfatta: quella famosa cooperazione con il tribunale Onu, sembra essere proprio ancora inarrivabile per Belgrado.
Almeno, così si afferma in sede di dibattimento Ue. A dimostrazione della sua buona volontà, il governo Serbo dovrebbe realizzare il compito specifico che si è pensato bene di assegnargli: deve catturare e consegnare il generale serbo Ratko Mladic, ritenuto il responsabile del genocidio di Srebrenica del 1995: circa 8mila musulmani della cittadina bosniaca sono stati massacrati, cosa che per un Paese candidato ad entrare in Ue non è davvero possibile veder succedere impunemente. Da un punto di vista obiettivo, allo stato presente la Serbia non è un Paese “europeo”, per struttura e carattere. Perlomeno, non ancora.
(Nella foto: Ratko Mladic, generale serbo latitante dal 1996)
Sandra Korshenrich