Stavolta Beppe Grillo se la prende con le fondazioni Bancarie. Secondo il personaggio simbolo del Movimento 5 stelle, esse non sono altro che uno strumento in mano a politici e uomini d’affari e in grado di spostare molti voti in campagna elettorale. Politica ed economia sono troppo vicine, quando si parla di banche. Per il comico genovese questa anomalia non è accettabile e genera caos e mancanza di trasparenza nei confronti dei cittadini. Grillo parla anche di Alessandro profumo: la sua cacciata non sarebbe dipesa dalla Libia ma del ruolo sempre crescente che stanno svolgendo le fondazioni bancarie.
“Quando Chiamparino del Pdmenoelle o Tosi della Lega si sono occupati di Intesa San Paolo e Unicredit lo hanno fatto come azionisti che vogliono incassare i dividendi – scrive Beppe Grillo. – Questo perché i partiti controllano indirettamente quote di proprietà delle banche attraverso le fondazioni bancarie delle varie città, da Torino a Verona. La cacciata di Profumo è dovuta al prosciugamento dei dividendi verso le Fondazioni. L’aumento delle quote della Libia in Unicredit è stato un pretesto, infatti chi lo ricorda più? Quanti soldi arrivano alle 88 fondazioni bancarie ogni anno? Un fiume di denaro. Le banche italiane distribuiscono la metà del profitto netto in dividendi agli azionisti. Le Fondazioni usano questi soldi per progetti no profit nel territorio. Gli utili delle banche sono spesi dalle Fondazioni per attività di loro scelta (il cui ventaglio possibile è molto ampio) per ottenere un vantaggio elettorale. I partiti possono anche decidere le nomine bancarie”.
Scrive ancora il comico genovese: “Fassino che si rallegra di avere una banca o Boss(ol)i che vuole le banche del Nord dopo la vittoria in Piemonte e in Veneto sono sintomi di una babele di ruoli, parole di schizofrenici della politica trasformati in banchieri. Il cui compito non dovrebbe essere incassare dividendi o fare nomine bancarie, ma amministrare la cosa pubblica. Il denaro compra consenso, voti, e questo è uno dei compiti occulti delle Fondazioni”.
Per concludere il blogger lancia un appello dal suo sito: “Vorrei che la destinazione della spesa delle Fondazioni e la motivazione di ogni scelta siano rese pubbliche in modo capillare e comprensibile al cittadino”.
G. M.