A seguito della manovra finanziaria di luglio (decreto legge 78, covertito in legge n. 122 del 2010), Federculture, associazione nazionale dei soggetti pubblici e privati che gestiscono attività culturali, promuove una mobilitazione nazionale a difesa del diritto alla cultura, che possa sensibilizzare sugli effetti a breve termine che la manovra finanziaria avrà in Italia.
Dopo la presentazione all’assemblea generale di luglio di una relazione che analizza il testo del decreto, il rapporto tra cultura e sviluppo in Italia, e le conseguenze del provvedimento su questo rapporto, Federculture ha deciso di intraprendere una serie di iniziative in risposta a quanto emerso.
Nel documento politico del 6 ottobre si legge che Federculture si dice consapevole “della necessità di uno sforzo condiviso per ridurre gli sprechi ed abbattere il disavanzo”, ma, allo stesso tempo, è altrettanto convinta “che la manovra, così concepita, non comporterà un reale e significativo vantaggio in termini di contenimento dei costi, giungendo invece solo a negare l’esistenza stessa di enti e soggetti culturali che producono effetti positivi sull’economia e che hanno un valore storico e culturale importante”; e, attraverso il lavoro dell’unità di crisi appositamente creata, ha redatto un documento con le proposte di modifica alla legge 122/2010, già presentato in Parlamento.
Il presidente Roberto Grossi, che settimana scorsa ha lanciato il proprio appello dallo studio di Art News, parla di una penalizzazione insostenibile del settore culturale, che si vede privato, oltre che di finanziamenti pubblici, anche della possibilità di intraprendere politiche culturali da parte delle amministrazioni regionali e locali, e definisce i tagli come uno strumento sbagliato per un fine giusto, la riduzione del deficit.
Due distinte convinzioni quelle che sembrano muovere Federculture: l’idea che “la cultura è il motore del progresso sociale ed economico del Paese”, da una parte; e quella che le norme della legge abbiano una falsa funzione anti-crisi, esulando dalla regolazione del trasferimento di risorse con prescrizioni lesive (Grossi,“paradossalmente preoccupano di più queste prescrizioni che il taglio di per sé”). Convinzioni che, in autunno, hanno portato alla promozione di forme di protesta collettiva per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ecco dunque che, mentre si attende bufera al Festival del cinema di Roma per i tagli al FUS, viene ufficializzata l’iniziativa di una prossima “serrata” della cultura: in collaborazione all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, si assisterà alla chiusura di musei, aree archeologiche, monumenti e biblioteche e alla sospensione di eventi e spettacoli.
Giulia Antonini