“Noi siamo convinti che la cultura non serva solo a presentarci il bello: la bellezza, il divertimento, l’elevazione. Serve anche a presentarci i problemi, qualche volta deve essere anche un pugno nello stomaco, tanto più che nella cultura esiste la stessa forma di precariato che esiste negli altri lavori”.Con queste parole, Francesco Poli, curatore assieme a Elisa Lenhard, esprime le motivazioni teoriche che stanno dietro alla mostra Tempi precari, edizione 2010 del progetto In Sede.
In Sede è l’evento espositivo torinese che da anni fa dell’interesse per gli artisti emergenti e dell’indipendenza da “criteri troppo strettamente legati alle logiche del sistema dell’arte” la sua peculiarità. La manifestazione in particolare raccoglie le opere selezionate in luoghi pubblici, trasformandoli in spazi espositivi. L’edizione di quest’anno ha chiesto agli artisti di realizzare dei progetti di ricerca artistica intorno all’effimera e granitica nozione di “tempi precari“, che può tramutarsi in un’indagine tanto sul contenuto, quanto sulle “strutture dei linguaggi visivi e plastici dell’arte, dove si assiste al moltiplicarsi di tecniche,materiali e procedure operative.
Mercoledì 27 ottobre è stata inaugurata l’esposizione al Centro dell’Impiego di Torino, il ‘luogo del precariato’ (le altre occupano le sedi della Regione, della Divisione Servizi Culturali e di Finpiemonte S.p.A): le opere vibrano di una luce particolare a contatto con i muri bianchi illuminati soltanto dal pannello luminoso che regola la fila, e sono osservate con curiosità dai tanti che attendono.