L’opposizione continua ad attaccare il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul ‘caso Ruby’. Il Pd, per bocca del vicepresidente Enrico Letta, torna a chiedere le dimissioni del Cavaliere per la presunta ingerenza nella vicenda con la telefonata alla Questura di Milano.
“Le rivelazioni che abbiamo letto stamane sui giornali confermano la necessità delle dimissioni del presidente del Consiglio – sostiene Letta, a margine dei lavori di un convegno dei giovani imprenditori di Confnidustria. “Se viene confermato che lui personalmente ha telefonato alla Questura di Milano e ha chiesto il rilascio di una persona accusata per furto – continua l’esponente democratico – per noi le dimissioni sono una necessità“.
“Se sono confermate le indiscrezioni uscite sui giornali le dimissioni sono inevitabili. Non c’è paese europeo – evidenzia Letta – dove un capo del governo possa permettersi di fare quello che lui ha fatto, chiedendo e ottenendo il rilascio di una persona accusata per furto, senza che questo possa comportare le sue dimissioni. Chiediamo e aspettiamo le dimissioni perché il presidente del Consiglio non può comportarsi così, le pressioni sulla Questura sono una cosa che un premier non può fare“.
Ai cronisti che gli chiedono se il Pd presenterà una mozione di sfiducia, sul modello di quanto proposto dall’Idv di Antonio Di Pietro, Letta risponde: “Adesso ragioneremo sul da farsi, non è una questione tecnica. Dovrebbe essere naturale che Berlusconi si dimettesse, anzi ci aspettiamo che i suoi stessi alleati ragionino sul futuro del nostro paese, che non può essere lasciato al ludibrio globale e mondiale per questa vicenda“.
”Ci aspettiamo – ripete il vicepresidente del Pd – che gli stessi alleati del presidente del Consiglio vadano a voltare pagina, perché dopo questa vicenda le cose non possono rimanere così”.
“Lo facciamo pubblicamente – conclude Letta – perché la vicenda è talmente grave che non ci possono essere cose riservate. E’ tutto alla luce del sole, gli italiani vedono e sanno che non è tollerabile che il presidente del Consiglio si arroghi il diritto di decidere su chi, indagato per furto, possa rimanere in Questura o possa essere rilasciato“.
Qualche frecciata velenosa anche al ministro Maroni, che con le sue “gravi dichiarazioni scagiona la Questura di Milano e asserisce che è tutto perfetto”.
Raffaele Emiliano