Un computer in sala parto per monitorare alla perfezione le ultime fasi della gravidanza. E’ un’iniziativa promossa dall’ospedale Sacco di Milano per ridurre il più possibile i rischi dell’attesa materna dovuti ad errori medici. Un piano per contrastare i rischi che possono verificarsi nelle corsie di ostetricia, uno dei settori della medicina che, di recente, è finito sotto i riflettori della cronaca per pesanti episodi di malasanità.
Si tratta di un software rivoluzionario inventato all’ospedale Sacco di Milano che monitora costantemente la situazione clinica della donna e del bambino e che al primo segnale di allarme, avverte medici e sanitari della gravità della situazione invitandoli a intervenire. E’ una sorta di occhio costantemente vigile che controlla tutto e sa cosa fare in ogni momento, stabilendo l’urgenza di ogni caso nello specifico. Il programma è stato realizzato con l’aiuto del Politecnico: all’interno del software (che segue le linee guida internazionali delle Società di ostetricia e ginecologia) i medici inseriscono i risultati degli esami con i quali monitorano costantemente la donna e il bambino; al minimo segnale di allarme il computer avverte i sanitari e li indirizza verso la soluzione più indicata.
Il “computer” non ha lo scopo di sostituirsi ai medici, ma di gestire al meglio le risorse e di coordinarle, in modo da ottimizzare il personale e gli strumenti clinici a disposizione. Saranno sempre loro a stabilire quando e come intervenire nel momento in cui la situazione della donna in gravidanza peggiori.
In questo modo, il parto diventa ancora più sicuro. «Per ora è sperimentato in pazienti a basso rischio, in travaglio fisiologico – spiega Irene Cetin, direttore dell’Unità di ginecologia del Sacco e ideatrice del software -. Viene tutto registrato, e a posteriori si può ricostruire come il rischio è stato gestito», proprio come avviene con una “scatola nera” per gli aerei. «Il software – conclude l’esperta – permette inoltre una migliore comunicazione tra medici e operatori, ma anche con la paziente». La sperimentazione durerà fino alla prossima estate.
In Lombardia, nonostante l’alta qualità dell’assistenza sanitaria, le richieste complessive di risarcimento danni per errori in corsia sono oltre duemila l’anno e tra queste l’ostetricia e la ginecologia sono al 4 posto con 8 per cento delle contestazioni. “Il rischio legato al parto non è un elemento annullabile del tutto – ricorda Alberto Scanni, il direttore generale del Sacco – ma, in molti casi, una gestione più razionale di tutto quello che sta attorno al nascituro può ridurre la possibilità di errore”.
Adriana Ruggeri