Ex Birmania, Aung San Suu Kyi libera domani

Aung San Suu Kyi, il premio Nobel per la Pace agli arresti domiciliari dal 2003 nella sua casa di Rangoon nell’ex Birmania, sta per essere liberata. A renderlo noto sono state fonti della stessa giunta militare che governa il paese con pugno di ferro e che avrebbe già firmato l’ordine di rilascio.

Il rilascio, previsto inizialmente per oggi, probabilmente slitterà a domani. All’origine del ritardo, secondo l’invitato del Guardian, ci sarebbe il rifiuto del premio Nobel di accettare le restrizioni dei suoi movimenti proposta dal regime per impedirle il contatto con la popolazione. La donna infatti ha fatto sapere che non accetterà condizioni, tramite il suo avvocato, Nyan Win, il quale ha anche ricordato che la detenzione di Aung San scade domani e che “non esistono i presupposti giuridici per trattenerla un altro giorno”. Davanti alla sede del partito del premio Nobel, si sono radunati in queste ore molti suoi sostenitori, ma i leader del partito gli hanno invitati a far ritorno nelle loro case.

Nei giorni scorsi, la comunità internazionale si era spesa molto per la liberazione di Aung San, in special modo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. L’ambasciatore inglese in Myanmar, Andrew Heyn, ha fatto sapere che è in corso un pressing internazionale per chiedere la scarcerazione del premio Nobel.

Domenica scorsa si sono tenute nell’ex Birmania le prime elezioni nazionali dal 1990, anno in cui la stessa Aung San ottenne un’importante vittoria, poi dichiarata nulla da militari. L’appuntamento elettorale si è però trasformato in una vera e propria farsa, con innumerevoli denuncie di brogli non solo da parte dei partiti dell’opposizione, ma anche della comunità internazionale. Come temuto, le elezioni hanno confermato la vittoria dei candidati dell‘Unione per lo Sviluppo e la Solidarietà, il partito legato ai generali della giunta militare.

Annastella Palasciano