Lo voleva sobrio e così è stato. L’ultimo saluto a Mario Monicelli è persino stato gioioso, accompagnato da un’orchestrina che ha intonato ‘Bella Ciao’, da pugni chiusi e da qualche amico e conoscente che ha addirittura brindato con una bottiglia di vino. Poche le lacrime, in segno di rispetto a un maestro che non ha mai amato il pianto.
La salma del regista toscano è arrivata questa mattina intorno alle dieci in piazza Madonna dei Monti, nel quartiere popolare della capitale tanto amato da Monicelli.
Anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato alla Casa del Cinema di Roma per rendere omaggio alla salma del regista. “Se n’è andato con l’ultima manifestazione forte della sua personalità, un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare”, ha dichiarato il capo dello Stato riferendosi in tutta evidenza al suicidio con cui Monicelli ha voluto metter fine alla sua gloria. “È stato un grande italiano del cinema – ha aggiunto – un uomo meraviglioso, ci univa anche il piacere delle passeggiate al rione Monti”.
Prima di Napolitano, anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha voluto rendere omaggio al regista originario di Viareggio. “Mario Monicelli è un grande artista che è riuscito a descrivere l’italianità senza eccedere, con giusto equilibrio tra critica e racconto”, ha detto il primo cittadino capitolino. Alemanno ha inoltre spiegato di avere compreso “la decisione di fare la camera ardente alla Casa del Cinema e non in Campidoglio. È una scelta che testimonia ancora una volta la sua sobrietà”.
Un ultimo saluto a Mario Monicelli è giunto anche dalla Camera dei Deputati, dove al regista toscano è stato dedicato un lungo e unanime applauso. Il presidente dell’Assemblea di Montecitorio, Gianfranco Fini, ha definito il regista scomparso “un personaggio illustre”, mentre il democratico Walter Veltroni ha voluto ricordare un uomo “antiretorico e coerente”, sottolineando che l’ultimo atto della sua vita gli assomiglia. L’ex sindaco della capitale ha rilevato che “Mario ha vissuto e non si è lasciato vivere; non si è lasciato morire ed ha deciso di andarsene”.
Ma la morte di Monicelli ha fatto anche da pretesto all’ennesima polemica politica sul tema dell’eutanasia. Alla radicale Rita Bernardini, che in Aula ha evocato la “dolce morte” del regista sulla quale “la Camera dovrebbe avviare almeno una riflessione”, ha infatti risposto per le rime la deputata dell’Udc (ex Pd), Paola Binetti. “Basta, per piacere, con spot a favore dell’eutanasia partendo da episodi di uomini disperati, perché Monicelli era stato lasciato solo da famiglia e amici ed il suo è un gesto tremendo di solitudine non di libertà”, è stata la replica della ‘cattolicissima’ Binetti.
Fuori dai palazzi del potere, a prevalere è stato tuttavia il ricordo nostalgico del regista. “Mario sarebbe felice di sapere che è in collegamento con gli studenti”, ha detto Chiara Raccini, la moglie di Mario Monicelli, riferendosi al fatto che gli studenti scesi in piazza ieri avevano esposto striscioni con scritto: “Ciao Mario… la rivoluzione la possiamo fare”. “Come gli sarebbe piaciuto – ha detto – anche il clima politico con le note di Bella Ciao durante questa cerimonia laica”.
Raffaele Emiliano