E’ tornata alla luce da pochissimo, nei pressi della cittadina norvegese chiamata Hamresanden, quella che già in molti studiosi e non hanno definito una sorta di vera e propria “piccola Pompei“; a diffondere in Italia la notizia circa questo importante ritrovamento è stata la rivista mensile “Focus Storia” che si occuperà di dedicare ampio spazio e rilevanza agli scavi nel numero che sarà in edicola nei prossimi giorni.
A fare la strabiliante scoperta è stato il gruppo di ricercatori provenienti dall’università di Oslo che hanno portato alla luce un sito neolitico seppellito e come “sigillato” da diversi strati di sabbia dovuti ad un’improvvisa e repentina catastrofe naturale avvenuta all’incirca nel 3700 a.C. Gli studiosi hanno ipotizzato al riguardo un’inondazione o forse una tempesta di sabbia; la Norvegia difatti, come spiegato dai ricercatori e studiosi, era nel lontano passato molto più secca di oggi e le tempeste di sabbia erano decisamente frequenti.
Lars Sundstrom, il responsabile dello scavo, ha rinvenuto scavando a circa 80 metri dalla costa, nella zona del promontorio tra il fiume Topdalselva ed il Mare del Nord, quelli che sembrano essere i resti di una qualche struttura fortificata: si tratta di una fossa della lunghezza di più di 30 metri e larga fino a tre, una tipologia di recinzione comune in zone come la Danimarca ed anche l’Inghilterra e la Germania. Nel corso degli scavi sono state rinvenute inoltre diverse ceramiche ed una quantità di enormi massi del peso di oltre 40 chili, la cui utilità e funzione non è ancora stata chiarita con precisione.
Rossella Lalli