Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, non esita a definire il Madre come “il museo gestito in modo peggiore”.
La sua festa di compleanno, quindi, si è rivelata anche occasione per licenziare l’intero management che gestisce il Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina di Napoli, già a suo tempo scandito da una travagliata storia di fondi negati e bollette della luce non pagate: il presidente Oberdan Forlenza e il direttore Eduardo Cicelyn sono stati invitati a cedere il posto a qualcuno che possa equiparare il pregio del Madre ad ogni altro museo d’arte contemporanea.
Questo il pensiero di Caldoro, che biasima l’eccessivo sbilancio tra introiti e investimenti, che avrebbe un rapporto del due per cento rispetto a quanto si è chiesto per opere, mostre e iniziative varie, ma anche la pessima gestione dei principali, i quali si sarebbero rivolti più volte alla Regione “come se fosse un bancomat”.
L’avviso di sfratto al management è stato approvato in giunta, dopo la delibera inviata dall’assessore alla Cultura Caterina Miraglia.
Il presidente della Regione si riferisce all’era del suo predecessore, Antonio Bassolino, affermando: “Hanno gestito la Regione come se fosse un grande Comune, un modello insostenibile per le iniziative culturali. La loro logica era di concedere a uno soltanto. Non è stato coinvolto nessuno, ma individuati dei player senza discutere di teatri, musei, cinema. E invece l’arte contemporanea è una cosa seria, complessa, che coinvolge circuiti che non sono stati presi in considerazione. Qui si è voluto creare, in una logica un po’ sovietica, un museo di Stato, di regime”.
Insomma, il Madre come occasione sprecata di avere a Napoli il proprio MAXXI? Forse, ma Caldoro parla chiaro: “Il museo deve rientrare nella dimensione propria a tutti i musei d’arte contemporanea esistenti al mondo, occorre realizzare un impianto che preveda una giusta concorrenza”.
Carmine Della Pia