“Crediamo di ottenere la fiducia dal Parlamento, se non sarà così la chiederemo al popolo. In quel caso avremo tre candidati in campo: Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi“. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, risponde così al leader dei centristi, Pier Ferdinando Casini che oggi su “La Repubblica” ha rilanciato la proposta di un “governo d’armistizio” alla cui guida potrebbe esserci Giulio Tremonti, Gianni Letta o lo stesso Alfano.
Per il Guardasigilli, che oggi è giunto a Rimini per la chiusura del Salone della Giustizia, i risultati centrati dall’esecutivo sono importanti e meritano di essere ricordati. “In due anni e mezzo di governo – ha detto – abbiamo realizzato tre dei cinque punti fissati dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a fine settembre: federalismo, piano per il Sud e sicurezza. Dobbiamo ancora fare la riforma della Giustizia e quella del fisco. A questi traguardi – ha precisato Alfano – il presidente del Consiglio ha aggiunto la digitalizzazione della Pubblica amministrazione”.
Impegni onerosi che non impensieriscono il ministro. Il quale ha voluto rinfrescare la memoria dei presenti sui successi raggiunti sul fronte della lotta alla criminalità organizzata: “Abbiamo avuto nei due anni e mezzo di legislatura – ha detto – il più alto numero di riapplicazioni del 41-bis, trovando dei filoni che hanno consentito di imporlo nuovamente quando alcuni tribunali lo avevano tolto a soggetti particolarmente pericolosi. Noi lo abbiamo mantenuto e abbiamo trasformato il carcere duro in carcere durissimo“.
Un quadro incoraggiante che però non può non tenere conto delle tante cose che ancora bisogna risolvere. “Il tema dell’arretrato – ha ammesso Alfano – è gravissimo, il dato aggiornato al 31 dicembre è di 6 milioni di cause civili pendenti. L’Ufficio statistica del ministero sta lavorando per verificare quali siano stati i primi effetti delle nostre riforme, quella sull’informatizzazione e sul processo civile, per vedere se negli ultimi mesi ci sono stati miglioramenti”.
E un’ultima considerazione, il responsabile della Giustizia, ha voluto destinarla anche al ddl sulle intercettazioni: “Non è ancora andato in porto – ha osservato – perché ci sono state moltissime resistenze. Ribadiamo però – ha concluso Alfano – che occorre tutelare la privacy dei cittadini”.
Maria Saporito