Efa: il trionfo di Polanski, l’Italia a mani vuote e le lacrime per Monicelli

Nella fredda Tallin sono stati consegnati per la 23esima volta gli European Film Awards e tutti i pronostici sono stati rispettati. Roman Polanski ha sbancato la premiazione aggiudicandosi sei riconoscimenti, tra cui tre dei principali: miglior film per L’uomo nell’ombra, miglior regista e miglior attore a Ewan McGregor per la stessa pellicola. La pioggia di candidature che il film aveva ricevuto (ben sette) aveva già reso chiaro che il regista polacco l’avrebbe fatta da padrone; lo stesso Virzì, in gara come regista per La prima cosa bella, lo aveva dichiarato esplicitamente in tempi non sospetti: “Vincerà sicuramente e non posso essere che contento – aveva dichiarato ai microfoni di Repubblica-  il mio primo esame quando studiavo a Pisa era su tutto il cinema di Polanski, è il primo amore”.

Il cineasta non era presente in sala, ma è rimasto connesso via Skype tutto il tempo, ringraziando con affetto alla consegna (virtuale, è il caso di dirlo) di ogni premio. “Ringrazio tutte le maestranze – ha detto Polanski – senza le quali il film non sarebbe esistito e non avrebbe ottenuto così tanti riconoscimenti”.

L’Italia, come purtroppo accade spesso ultimamente, rimane a mani vuote. In concorso nella categoria miglior regista con Paolo Virzì e in quella di miglior attore con Elio Germano (per il ruolo in Le nostre vite, che gli era già valso il celeberrimo premio a Cannes), il Belpaese è tornato dalla gita in Estonia senza riconoscimenti. Ma è stata protagonista di un momento di grande commozione: Alba Rohrwacher e Michele Riondino, invitati come presentatori, hanno voluto ricordare Mario Monicelli, suscitando commozione e un tributo di applausi che dimostra come il regista dell’italianità per eccellenza sia amato e apprezzato anche all’estero. Particolarmente calorosi gli applausi di Wim Wenders e dell’attore svizzero Bruno Ganz, presente in sala per ricevere il premio Efa alla carriera. Anche se non c’è più, il grande Mario, continua ad essere un vanto del tanto amato/odiato stivale. E tutti i cinefili d’Italia non smetterano mai di essergli grati per questo.

Roberto Del Bove