Questa sera, alle ore 21:00, la rete satellitare Sky Cinema 1 trasmetterà il film, del 2009, “Dorian Gray“. La pellicola è tratta dal romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” (1890) di Oscar Wilde. Diretto da Oliver Parker, il lungometraggio è interpretato da Ben Barnes e Colin Firth. Durata: 112 minuti.
Nella Londra Vittoriana arriva Dorian Gray, un uomo giovane e di straordinaria bellezza. Altamente sensibile e impressionabile, il ragazzo viene coinvolto dal carismatico Lord Wotton, un incallito fedifrago, nei fasti della vita mondana londinese. Il giovane Dorian viene, così, notato dal pittore Basil Hallward che ne fa un ritratto vivido. Proprio nel giorno dell’inaugurazione della pittura, Dorian pronuncia un giuramento accompagnato dal desiderio di restare giovane per sempre. E così, il ragazzo consuma la sua vita fra bordelli e teatri, promesse di matrimonio e spose ripudiate senza che il suo volto mostri mai i segni del tempo o della stanchezza. Ma ad insozzarsi è la sua anima, insieme al ritratto che espone in casa: quest’ultimo inizia a deperire spaventando gli ospiti di Gray che deve spostarlo in soffitta. Eppure un modo per salvare l’anima di Dorian c’è…
Non è semplice trasferire su pellicola l’essenza di un libro. Soprattutto quando ad essere trasposto è il capolavoro di Oscar Wilde. Il cinema necessita il rinnovo del piacere del testo insieme alla riproposizione delle atmosfere vittoriane. E poi c’è l’eroicità decadente del carattere principale che il regista inglese riesce a recuperare abbastanza precisamente. In realtà, Oliver Parker non è nuovo allo stile di Wilde dato che ne aveva già in passato trasposto “L’importanza di chiamarsi Ernesto” e “Un marito ideale“. Coadiuvato dal Dorian- Ben Barnes a cui manca la tumultuosa vita interiore degli eroi romantici ma che se la cava, comunque, bene e da un Colin Firth non nuovo ai lavori di Parker che interpreta un Lord Wotton sprezzante nel tentativo di scandalizzare i virtuosi borghesi, il regista ha il merito di non lanciarsi in uno scontro diretto fra letteratura e cinema. Quello sarebbe perso in partenza. Il suo Dorian Gray, invece, spicca nel suo esclusivo culto della bellezza limitandosi ad una “fedeltà cinematografica” e quindi – permettemi un gioco di parole! – romanzata.
Valentina Carapella