Yara: in paese monta l’odio contro ‘quelli là’

A uccidere la piccola Yara è stato “uno che viene da fuori”. Gli abitanti di Brembate sembrano non avere dubbi sulla scomparsa della 13enne promessa della ginnastica ritmica, di cui non si hanno più notizie dal 26 novembre.
Quando saremo sicuri di chi è stato, metteremo i passamontagna e andremo a punire quel marocchino“, riferisce con gli occhi pieni di rabbia un avventore di un bar del posto.

“Se Yara fosse figlia di un giudice o di un politico – sentenzia ancora – l’assassino sarebbe punito più severamente. Qui, siccome c’è in ballo la figlia di un povero cristo, ci dobbiamo pensare noi a fare giustizia“.

“Sono padre di una tredicenne – riferisce un altro residente – Da quando sono arrivati quelli là (i marocchini, ndr) non la mando più all’oratorio, ho paura”, perché ‘quelli là’ “spacciano, fanno casino; questo è un paese di gente che si è sempre voluta bene, ora sono arrivati loro a rovinarlo…“.

‘Quelli là’ sono i connazionali di Mohamed Fikri, il giovane marocchino arrestato con l’accusa di aver sequestrato e ucciso Yara Gambirasio, nonostante contri di lui al momento ci sia solo un’intercettazione registrata dagli inquirenti: “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io“.

Ai colleghi di lavoro di Fikri la paura fa dire che nessuno ha mai conosciuto il giovane presunto omicida. E per comprendere la paura che sovrasta la comunità di extracomunitari, basta leggere la scritta di uno striscione che alcune persone, bloccate dalle forze dell’ordine, hanno cercato di appendere davanti alla villetta della famiglia Gambirasio: “Per Yara. Nessuna pietà per chi ha fatto questo“.

Intanto, a difendere la gente del paese in cui la Lega Nord raccoglie oltre il 60% dei consensi ci pensa il ministro dell’Interno Roberto Maroni: “Non vorrei – spiega l’alto esponente del Carroccio – che un cartello messo da una persona che ha un atteggiamento che lo stesso sindaco di Brembate, un leghista, ha condannato e che io condanno, diventi il simbolo di quella comunità, che è operosa e accogliente”.

Il ministro si augura, inoltre, che la tragica vicenda di Yara non goda della stessa attenzione morbosa riservata dai media alla morte di Sarah Scazzi: “Le investigazioni sono in corso – dice – ed è opportuno non farne un altro caso mediatico come ad Avetrana”.

Raffaele Emiliano