Berlusconi e Fli verso l’intesa?

A una settimana esatta dall’appuntamento parlamentare più atteso dal governo, la tensione è palpabile. Le trattative proseguono a pieno ritmo, disegnando geometrie che ai più sembrano destinate a rimanere sui fogli. Una sequela ininterrotta di incontri tra il pubblico e il privato anticipa la votazione del 14 dicembre, instaurando un clima di grande promiscuità e confusione. Quel che è chiaro a tutti è che il premier non è disposto a rassegnare le dimissioni e che difficilmente si piegherà ai consigli di chi gli chiede di fare un passo indietro.

L’ultima proposta recapitata al presidente del Consiglio sarebbe stata quella del finiano Italo Bocchino, che avrebbe raggiunto il premier a palazzo Grazioli per prospettargli la possibilità di avviare una crisi lampo tesa ad allargare la maggioranza ai centristi e a benedire una nuova legge elettorale. La proposta prevede in pratica che il Cavaliere acconsenta a rassegnare le dimissioni prima del 14 dicembre in modo da accelerare i tempi di costituzione di un nuovo esecutivo. Guidato da Berlusconi.

Facile immaginare che il presidente del Consiglio abbia fatto fatica a credere alle promesse del finiano che, per rassicurarlo, avrebbe fornito un’ulteriore garanzia al premier. Di che si tratta? Di un documento scritto in cui i parlamentari di Fli s’impegnerebbero a sostenere il reincarico del Cavaliere per il Berlusconi-bis. Un pezzo di carta che rappresenterebbe, insomma, la prova provata di un’intesa recuperata, dopo i mesi di alta tensione tra i berluscones e i futuristi.

Sulla “veridicità” dell’incontro a palazzo Grazioli le versioni sono discordanti: Italo Bocchino smentisce categoricamente, mentre l’entourage del presidente del Consiglio conferma che ci sia stato. Senza lasciar trapelare alcuna informazione sull’esito del faccia a faccia. La situazione appare ancora più intricata se si pensa che le prospettive dei “futuristi” potrebbero non coincidere con quelle dei centristi. Se la notizia della proposta avanzata da Italo Bocchino venisse confermata, infatti, aprirebbe il primo strappo con l’Udc.

Lo schieramento guidato da Pier Ferdinando Casini non ha mai dimostrato alcuna disponibilità ad acconsentire a un Berlusconi-bis e considera anzi le dimissioni del Cavaliere (magari a favore di un altro esponente del Pdl) una condizione imprescindibile per proseguire lungo il sentiero battuto dai terzopolisti. Se Bocchino si fosse quindi impegnato a garantire la rielezione del Cavaliere dopo la crisi pilotata, la situazione potrebbe nuovamente complicarsi, aprendo a scenari inimmaginabili. Casini potrebbe “sfilarsi” e, con un colpo di reni, rivendicare un’autonomia capace di sparigliare nuovamente le carte.

Maria Saporito