Renzi “inciucia” con Berlusconi; e non è la prima volta

A distanza di due giorni dall’incontro del sindaco di Firenze Matteo Renzi con il premier Silvio Berlusconi, svoltosi presso la residenza del Cavaliere ad Arcore, non si placa la polemica che imperversa all’interno del centrosinistra e del Partito Democratico, e in particolar modo su blog e Facebook, in merito alla scelta di Renzi di accettare un incontro tanto “informale” con il leader del PdL.

Mentre sul noto social network centinaia di utenti stanno condividendo una foto del sindaco democratico accompagnata dalla scritta “prossima fermata…Arcore” (riprendendo quel “prossima fermata Italia” che Renzi stesso aveva scelto come slogan della prima convention dei “rottamatori”), sta facendo il giro di tutti i principali quotidiani online il video del segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, intervenuto ai microfoni di “YouDem”, che ha commentato la notizia spiegando che “se (Renzi, ndr) doveva parlare di Firenze era meglio Palazzo Chigi; […] che un sindaco incontri il Presidente del Consiglio non è vietato…ma esistono le sedi appropriate…sennò si può capir male…”.
Dichiarazioni permeate da una diffidenza giusticata, ancora oggi, dalle indiscrezioni de “Il Corriere della Sera”, che ha dipinto il sindaco toscano come da tempo vicino, anche telefonicamente, al Presidente del Consiglio e descritto, in una ricostruzione al limite della fantapolitica, come il possibile “uomo nuovo” di Gianni Letta e Giulio Tremonti.

Non è la prima volta, in ogni caso, che il giovane rottamatore, impegnato, come Nichi Vendola, a recitare la parte del super nuovo politico capace di salvare il centrosinistra (con un atteggiamento che Pierluigi Bersani definirebbe del “ghe pensi mi”), finisce ad un tavolo con il centrodestra per agevolare il proprio comune, con buona pace dei progetti politici nazionali del Partito Democratico e di tutti gli altri comuni d’Italia impegnati a fare i conti con la mannaia economica del ministro Tremonti.

In piena estate, negli ultimi giorni di luglio, Matteo Renzi scese, infatti, a Roma per siglare con il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini un’intesa “ad comunem”, grazie alla quale 24 scuole elementari del territorio fiorentino avrebbero dovuto ricevere i fondi necessari a salvaguardare il tempo pieno per oltre 600 bimbi del comune.
Una spedizione, imbastita autonomamente dallo stesso sindaco, poco gradita dalle altre istituzioni coinvolte (Regione Toscana e Provincia di Firenze), dal mondo della scuola in lotta contro ai tagli e dagli stessi seguaci democratici.
“Matteo, cosa hai promesso alla Gelmini?” si leggeva nelle ore calde dell’accordo sulla bacheca del sindaco, in un commento a firma dell’esponente piddino Osvaldo Miraglia.

“Temo che l’accordo raggiunto tra Renzi e il ministro Gelmini – aveva aggiunto l’assessore provinciale all’Istruzione Giovanni Di Fede – finisca per penalizzare le altre scuole del territorio provinciale: il tempo pieno deve essere tutelato in tutte le sezioni del territorio provinciale fiorentino. La situazione di Firenze non è più grave di quella delle altre realtà della provincia”.
“Sì alle buone prassi sul tempo pieno, no alle trattative dirette. In uno stato di diritto non è giusto che più riceva chi più sgomita. – aveva sottolineato l’assessore regionale Targetti, rincarando i dubbi della Provincia – Il rischio è che passi l’impressione secondo cui certi servizi si possano ottenere a “trattativa diretta”. Non possono prevalere leggi in stile giungla“.

Tra un incontro privato a casa Berlusconi e un accordo “ad comunem” con la Gelmini (tra l’altro in larga parte disatteso, come denunciato già a settembre da diversi genitori fiorentini), emerge così il profilo politico del volto nuovo del PD che, ad oggi, sembra essere stato capace di rottamare solamente quella cultura politica di integrità, solidarietà e coerenza che aveva reso forte la sinistra italiana, finendo a perpetrare, come ben insegnato dalla Lega Nord nelle sue crociate contro il sud e gli immigrati, una pietosa guerra tra poveri con i comuni limitrofi, destinati a soccombere in nome dei brillanti rapporti di Renzi con la nomenclatura della destra al potere.
“Un elemento di novità che gli ricorderebbe se stesso, sul fronte opposto”. Questo, sempre secondo “Il Corriere della Sera”, avrebbe detto Berlusconi del sindaco toscano.
E un motivo ci sarà…

Mattia Nesti