Crisi Alta Umbria, Cgil: Tavolo territoriale e strategia anti declino

La crisi continua con una profondità ben più radicale, grave e specifica, nel nord dell’Umbria, in quanto incrocia e si somma ai problemi specifici di alcuni comparti ed aziende. Anche altri interlocutori, trai i quali Bruno Bracalente, Professore Ordinario di Statistica Economica della Facoltà di Economia dell’Università di Perugia, in un recente convegno del Pd a Città di Castello, confermano che c’è una specificità nella crisi del territorio dell’alta Umbria, diversa dal resto della regione.

Il legno, il grafico, l’edilizia, tutta la problematica dell’agricoltura a Città di Castello, l’automotiv con il calo delle immatricolazioni e le possibili scelte della Fiat per l’umbertidese, così come il cemento, la ceramica, i trasport, la vicenda della Antonio Merloni, messa in risalto con l’occupazione del Campanaccio di Nocera, nell’eugubino Gualdese sono i segni profondi di una crisi della quale non si vedono vie d’uscita.

Anche i cosiddetti motori autonomi di sviluppo, afferma Alessandro Piergentili, responsabile Cgil Alta Umbria, che erano state una delle caratteristiche dei territori del nord dell’Umbria, sono imballati e rischiano di fermarsi e non ripartire. Le persone che stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà, cig ordinaria, straordinaria e in deroga sono arrivati ad un numero che mai questi territori avevano registrato. A tutto ciò si aggiunge il fatto che gli stessi processi di espulsione dal lavoro, coperti solo parzialmente dalla mobilità e dalla indennità di disoccupazione, faranno si che nell’approssimarsi della fine del 2010 si avranno molte persone con un reddito non sufficiente.

Lo stesso sistema produttivo è in seria difficoltà, sia per aspetti specifici che per effetto della crisi. Alla chiusura di diverse aziende si stanno aggiungendo procedure di fallimenti per diverse attività. Il colpo inferto è duplice: da una parte vengono colpite le persone e dall’altra la riduzione della dimensione manifatturiera del territorio in questione.

Secondo Alessandro Piergentili, dunque, è necessario che le forze sociali ed istituzionali della zona acquisiscano la consapevolezza della situazione ed improntino una strategia che contrasti con tutti gli strumenti possibili questo declino e frattura con il resto della regione. L’uscita dalla crisi, si legge ancora nella nota sindacale, è possibile attraverso un’azione unitaria di area territoriale del nord dell’Umbria, mettendo a leva tutte le energie e le possibilità che possono essere attivate.

Dalla stessa Cgil si ritiene, inoltre, necessario, anche al fine di rendere visibile questa situazione così come prevede “l’alleanza per l’Umbria”, che venga attivato il Tavolo territoriale dell’Alta Umbria, non solo come luogo di analisi o di lamentazione, ma soprattutto per una forte iniziativa e raccordo territoriale che permetta di attivare tutte le iniziative per far uscire il territorio dalla crisi che lo sta attanagliando.

Mauro Sedda