Dopo la sconfitta nelle elezioni di mid term, la stella del presidente Obama sembra essersi quantomeno “appannata”. Perduta la maggioranza nella Camera dei rappresentanti, il presidente americano è costretto ora a scendere a patti con i repubblicani, rinunciando a punti importanti del suo programma. L’ultima clamorosa marcia indietro riguarda la chiusura del carcere di massima sicurezza di Guantanamo: la Camera dei rappresentanti Usa ne ha infatti di fatto bloccato la chiusura, impedendo anche che i processi per gli attentatori dell’11 settembre si celebrino sul suolo americano.
A bloccare (o per lo meno arrestare per un tempo non precisato) la chiusura della prigione cubana, è un provvedimento incluso nella legge finanziaria, che la Camera statunitense ha appena approvato con 216 voti a favore e 212 contrari. Il testo contiene, infatti, un paragrafo che proibisce “l’utilizzo di fondi per trasferire o liberare sul suolo Usa Khaled Sheikh Mohammed (la mente dell’11 settembre) e qualunque altro prigioniero di Guantanamo”. E non solo. Un successivo paragrafo prevede inoltre che “nessun fondo fornito al ministero della Giustizia da questa legge o da altre potrà essere utilizzato per l’acquisizione di prigioni allo scopo di rinchiudere persone detenute alla base navale di Guantanamo a Cuba“. Un vero scacco matto per il presidente afroamericano, che aveva fatto della chiusura del carcere di Guantanamo- che ospita oggi 174 prigionieri- uno dei punti fondamentali del suo programma presidenziale.
Il provvedimento dovrà adesso passare il vaglio del Senato per essere ratificato. Nonostante possa essere tecnicamente bloccato, dato che i democratici mantengono ancora la maggioranza in questo ramo del Parlamento, le speranze non sono molte. Il partito dell’asinello è infatti dilaniato da dissidi interni, e c’è chi mal sopporta il presidente Obama.Mercoledì un gruppo democrata ha infatti proposto che in occasione delle prossime elezioni presidenziali- previste per il 2012- si celebrino nuovamente le primarie del partito, per scegliere il candidato alla presidenza. Sottraendo in questo modo all’attuale presidente il diritto di ripresentarsi come candidato per un secondo mandato.
Annastella Palasciano