Per Banca d’Italia il nostro Paese può reggere un criterio numerico di riduzione del debito pubblico in linea con quanto richiesto dalla Commissione europea, per la quale è necessario che dal 2014 si registri una riduzione annua del rapporto debito/Pil “pari a circa un ventesimo della differenza fra l’incidenza osservata tre anni prima e il valore di riferimento del 60%“.
“L’introduzione di una regola numerica sul debito non richiede all’Italia sforzi superiori a quelli già significativi imposti dal conseguimento nel medio termine di un saldo strutturale prossimo al pareggio, che da lungo tempo rappresenta l’obiettivo, ancorché non realizzato, della politica di bilancio italiana”, ha dichiarato il vice direttore generale della Banca d’Italia Ignazio Visco, in un’audizione in Parlamento, commentando l’ipotesi di una riforma del Patto di stabilità che i leader di Governo e ministri finanziari stanno avanzando in queste settimane.
“Una regola sul debito inserita nella procedura sui disavanzi eccessivi potrebbe contribuire ad ancorare le aspettative degli operatori, limitando gli effetti negativi che possono derivare dall’incertezza sull’effettivo conseguimento, nel medio periodo, di un bilancio in pareggio”.
”Sul fronte della ripresa, che appare lenta, le politiche pubbliche devono ora mirare a rafforzare il potenziale di crescita dell’economia, favorendo la competitività delle imprese e la produttività, migliorando la qualità dei servizi pubblici e della regolamentazione. Una crescita soddisfacente è condizione necessaria per il consolidamento strutturale dei conti pubblici e il conseguimento della stabilità finanziaria”.
“Interventi in grado di incidere con decisione sulle cause che limitano la capacità di crescita dell’economia e la competitività delle imprese sono necessari anche per ridurre l’ampiezza e i costi della correzione dei conti pubblici”, ha aggiunto.
Gli economisti dell’istituto di vigilanza bancaria hanno condotto uno studio per capire quanto il nuovo criterio possa incidere sull’Italia considerando separatamente due politiche di bilancio alternative, la prima basata sulle proposte della Commissione Ue, la seconda sul pareggio del bilancio attraverso una riduzione lineare del debito netto dello 0,7% circa annuo.
Ipotizzando una crescita annua in termini reali del 2%, il nuovo criterio sul debito risulterebbe “sistematicamente meno stringente rispetto al pareggio di bilancio“, la conclusione di Bankitalia.
“Complessivamente, nell’ipotesi di una crescita annua del Pil del 2%, nel decennio 2011-2020 il rapporto fra il debito e il prodotto scenderebbe di 29 punti percentuali nel caso di raggiungimento del pareggio di bilancio dal 2016 e di 20 punti nel caso di applicazione della sola regola numerica sul debito”, ha analizzato Visco, aggiungendo che se la crescita fosse pari all’1%, “la riduzione del debito sarebbe rispettivamente di 21 e di 18 punti”.
Inoltre “un meccanismo europeo di stabilità finanziaria come quello concordato dall’Eurogruppo contribuirebbe a rafforzare la costruzione europea”.
“Per ridurre il costo del debito e per il finanziamento di particolari interventi di natura infrastrutturale, potrebbero essere altresì utili, in prospettiva, forme di emissione di titoli europei“, ha detto Visco, allacciandosi ad un’intervita del Financial Times al governatore Draghi circa l’idea di emettere Eurobond.
Marco Notari