Si dice vicina alla famiglia di Meredith e chiede scusa a Lumumba, ma soprattutto urla l’innocenza sua e di Raffaele. Così, Amanda Knox si è presentata davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Perugia per una dichiarazione spontanea.
“Alla famiglia di Meredith voglio dire che mi dispiace molto perché non c’è più“: sono queste le parole pronunciate con la voce rotta dal pianto dalla studentessa di Seattle. Il riferimento alla famiglia della vittima (che sta seguendo il processo dall’Inghilterra) ha provocato l’uscita dall’aula dell’avvocato Francesco Maresca, uno dei legali di parte civile.
“Anche io ho delle sorelle più piccole – ha spiegato la Knox – e solo l’idea della loro mancanza mi terrorizza. È inconcepibile quello che avete subito voi e Meredith. Non è giusto. Anche io ricordo Meredith e il mio cuore è spezzato per tutti voi. Sono onorata di averla potuta conoscere”.
Amanda ha, dunque, ribadito la propria innocenza, accomunando alla sua la sorte di Raffaele Sollecito. “Stiamo pagando con la nostra vita un crimine che non abbiamo commesso. Io sono innocente. Raffaele è innocente“, ha gridato Amanda. “Non abbiamo ucciso Meredith“, ha ribadito la Knox. “È stato commesso un errore – ha spiegato – e nessuna giustizia sarà resa a Meredith condannando noi che non c’entriamo niente“. “Nessuna giustizia è compiuta togliendoci le nostre vite”, ha aggiunto la ragazza statunitense.
Nel corso della sua dichiarazione spontanea, la Knox si è rivolta anche a Patrick Lumumba, il musicista congolese chiamato in causa nell’inchiesta proprio a seguito delle sue dichiarazioni e riconosciuto infine del tutto innocente. “Dove sei?”, ha detto Amanda. “Mi dispiace, perché non volevo farti torto. Sono stata ingenua, dovevo sopportare le pressioni. Tu sai cosa vuol dire subire accuse ingiuste sulla tua pelle. Spero riuscirai a trovare pace“, ha concluso, commossa, Amanda.
Raffaele Emiliano