Pdl e Fli trattano: sfiducia, tutto da rifare

Nessuna lettera, il gruppo è compatto.” Ieri Adolfo Urso e Italo Bocchino smentivano la missiva indirizzata a Fini da alcuni parlamentari vicini al Presidente della Camera, per chiedere di avere libertà di voto il 14 dicembre. Le voci parlavano anche di un testo comune che uomini di Fli e del Pdl stavano preparando per porre fine alla battaglia tra Fini e Berlusconi.

Ed oggi quel “documento politico” è stato presentato, sottoscritto da 6 parlamentari di Futuro e Libertà e 10 del Pdl: “E’ nostra convinzione che si debba procedere, una volta acquisita la disponibilità di Berlusconi e di Fini, ad avviare un confronto sui contenuti di questo documento, superando lo scoglio del voto di fiducia attraverso la non partecipazione dei parlamentari di Futuro e Libertà al voto del 14 Dicembre”. Questo uno dei passaggi chiave del documento proposto da Andrea Augello (Pdl) e Silvano Moffa (Fli), indirizzato proprio al Premier ed al Presidente della Camera. Una lettera che , secondo i due promotori, avrebbe il merito e l’importanza di essere il primo passo di riconciliazione dopo mesi di battaglie serrate che, in caso di una sfiducia al governo, “rischia(no) di precipitare il Paese in un clima di instabilità”.

D’altronde lo stesso presidente Napolitano lo aveva ricordato poche ora fa da Vienna: questo per l’Italia “è un momento difficile”. Ma poi, forse avvisato da quello che succedeva a Roma, ha aggiunto: “In Italia non ci si annoia mai con la vita pubblica”. E non ha affatto torto, dato che il “documento dei 16” rischia di far saltare ancora una volta qualsiasi previsione. Insomma, il barometro politico continuerà a tenere col fiato sospeso un Paese che ormai aspetta il voto di fiducia per tornare in qualche modo a respirare.

E per ripartire, come si legge nel documento, il Paese ha bisogno che Fini e Berlusconi raggiungano un compromesso su almeno tre punti: riforma elettorale (premio di maggioranza alla coalizione che raggiunga almeno il 40% dei voti ed elezione diretta del Premier), concertazione sulle intese raggiunte con le parti sociali e superamento del clima di scontro nel centro destra. Anche qualche finiano, quindi, vuole evitare la logica del ribaltone. Quella che consegnerebbe il governo alle opposizioni violando “il mandato popolare espresso nelle urne in favore di Silvio Berlusconi”.

La prima reazione arriva proprio dal più agguerrito dei finiani: La lettera delle colombe è lodevole – spiega Italo Bocchino – ma “mi sembra inevitabile il voto di sfiducia al governo dopo i toni duri e offensivi usati dal Presidente del Consiglio nelle ultime dichiarazioni.” Il Presidente dei deputati di Fli, quindi, non fa marcia indietro, continua a ribadire la sfiducia. Eppure la sua dichiarazione tradisce comunque un cambiamento in atto: se fino a pochi giorni fa il voto del 14 aveva a che fare col tradimento di un’agenda di governo rivoluzionata per dare spazio alle priorità di Berlusconi, adesso il motivo della sfiducia si appiattisce sui toni che il Premier ha usato nell’audiomessaggio della mattina. Tutto da rifare, quindi. In una politica che, nonostante qualsiasi tipo di sforzo, continua a pendere dalle labbra del Cavaliere.

Cristiano Marti