E’ in arrivo un nuovo indulto. E questo nel totale silenzio dei media, troppo impegnati sulle chiacchiere politici, chi voterà per chi e chi si asterrà su cosa, come finirà, giorni del giudizio e catastrofi annunciate.
Il ddl Alfano, che entrerà in vigore dal giorno 16 dicembre contiene delle norme che richiamano molto l’indulto. Ma cosa prevedono?
Secondo il ddl i detenuti che scontano condanne definitive possano trascorrere l’ultimo anno di detenzione a casa propria, salvo che per reati di mafia o terrorismo.
Ciò che si deve considerare è che già oggi i detenuti possono scontare gli ultimi due anni di pena agli arresti domiciliari e gli ultimi tre in affidamento al servizio sociale, cioè liberi.
In pratica, chi deve scontare condanne fino a tre anni sa che non farà un giorno di carcere e, se ha avuto l’accortezza di delinquere entro il maggio 2006, prima dell’indulto (sconto automatico di 3 anni), non fa un giorno di galera nemmeno se condannato a 6 anni.
Per esempio, Cesare Previti: condannato a 6 anni, ne defalcò tre per l’indulto e per gli altri tre ottenne l’affidamento alla Caritas, cavandosela con due giorni a Rebibbia. Ora, con l’ulteriore saldo natalizio targato Alfano, la franchigia sale a 4 anni (e addirittura a 7 per i reati coperti da insulto).
Insomma, per finire dentro e restarci bisogna proprio fare una strage. Oltre al danno, c’è pure la beffa per le vittime dei reati: chi li ha commessi potrà tornare a casa senza l’obbligo di abbandonare il domicilio della persona offesa o il “locus commissi delicti”.
Che fine ha fatto la tolleranza zero da sempre portata avanti dal governo Berlusconi, ma soprattutto dal governo leghista?
Probabilmente dovremo aspettarci l’ennesima ondata di scarcerazioni che per giunta, non essendo accompagnata da investimenti per reinserire gli ex detenuti nella società, li porterà a tornare a delinquere, con un aumento dei reati e dell’insicurezza sociale.
Il tutto a opera del centrodestra, sempre pronto ad accusare il centrosinistra di “mettere fuori i delinquenti”.
Naturalmente il ddl può essere considerato incostituzionale perché per amnistie e indulti occorrono i due terzi del Parlamento, mentre qui han votato solo Pdl e Lega.
Si tratterebbe della seconda legge non costituzionale ad opera del Ministro Alfano.
E la Lega? Quella stessa Lega che inizialmente si era opposta al ddl Alfano per bocca del ministro Maroni, che poi, alla chetichella, ha digerito tutto.
Quella stessa Lega che nell’agosto 2003, quando passò l’“indultino” (sospesi gli ultimi 2 anni di pena a chi ne avesse scontata metà, salvo reati gravissimi: 5900 scarcerati) coi voti di FI, Udc, mezza An e centrosinistra, fece fuoco e fiamme. Calderoli chiese a Ciampi di rinviare la legge alle Camere “per manifesta incostituzionalità” e al ministro della Giustizia Castelli di “riferire in Parlamento sui reati commessi in futuro da quanti verranno scarcerati grazie a questo squallido indulto mascherato.
Castelli tuonò: “Da ottobre ritroveremo in cella ospiti che avevamo appena liberato e in 12 mesi la popolazione carceraria sarà quella di prima. Ma abbiamo un programma epocale per costruire e aprire 23 nuove carceri”.
Matteo Oliviero