Julian Assange, rock-star del 2010 e roccia dell’informazione

Non saprà suonare Smoke on the water o Brown Sugar (almeno per quanto ne sappiamo), non riempirà gli stadi di folle urlanti e idolatranti, ma ha messo in ginocchio governi e servizi segreti, ambasciate ed eserciti. Sì, parafrasando Celentano possiamo dire che Julian Assange – il fondatore di Wikileaks, il paladino della controinformazione libera, il nuovo tedoforo dell’etica hacker – è decisamente rock. Lo dice anche la rivista Rolling Stone Italia, che ha assegnato al giornalista australiano il rituale riconoscimento “Rockstar dell’anno”, conferito alla persona che più si è distinta negli ultimi 12 mesi. L’annuncio ufficiale è stato reso noto ieri, dal sito della rivista e da Dagospia.com, il sito di Roberto D’Agostino che da questo anno è partner nell’assegnazione del premio. La copertina del numero di Gennaio 2011 (dal 28 dicembre nelle edicole) sarà quindi tutta per Assange.

“Il rock informatico dell’argentato Assange sarà quello che porteremo con gioia insieme a noi per l’intero 2011 – leggiamo sul sito di Rolling Stone Italia -. È l’angelo sterminatore di ogni segreto dei poteri marci. È l’Uomo che cadde (dalla Rete) sulla Terra. La sua somiglianza col David Bowie del film di Nicolas Roeg del 1976 (The Man Who Fell to Earth) è semplicemente impressionante. La sua strategia è degna dei migliori fumetti Marvel e dell’intero immaginario del ‘villain’ platinato che mette in pericolo i potenti del pianeta, dagli anni Sessanta a oggi, passando per il cyberpunk di William Gibson e il ciclo di ‘Matrix’. Assange è icona come Che Guevara sulle magliette, come Mao per Andy Warhol. È il capo pop della fine della diplomazia e della sicurezza imperiale. Assange è la vera stella rockroll degli Anni Tremila“.

Intanto, però, l’australiano più famoso (e ricercato) del mondo, è attualmente a Londra, trattenuto dalle autorità per un presunto stupro avvenuto ai danni di due donne in Svezia. Accuse che lo stesso Assange ha sempre negato e respinto. La sua ipotesi – che è anche la stessa di milioni di hacker, appassionati di politica e semplici simpatizzanti – è che dietro al processo nei suoi confronti ci sia la mano degli Stati Uniti, danneggiati dalle migliaia di documenti relativi alla guerra in Iraq che mesi fa erano stati pubblicati su Wikileaks. Oggi l’uomo “Rockstar del 2010” dovrà affrontare una nuova udienza del processo, in cui tornerà a chiedere ai giudici la libertà su cauzione (la stessa che, la scorsa settimana, gli era stata negata). Ma – ha fatto sapere Assange tramite la madre – non c’è alcuna intenzione di bloccare la pubblicazione di cablogrammi diplomatici e a altri documenti riservati su Wikileaks. Più roccia di così…

Roberto Del Bove