Chavez, Berlusconi, Putin: ‘los amigos’

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez Frias, già sotto il mirino di Wikileaks, da cui si viene a sapere che il  ministero degli esteri spagnolo lo ha definito un ‘pagliaccio’,  ha annunciato che d’ora in poi governerà dalla tenda che gli è stata regalata da Gheddafi. Hanno fatto notizia anche i rapporti che il presidente venezuelano ha intrattenuto con Putin;  secondo alcune voci dell’opposizione, ci sarebbero trattative per un armamento del caudillo,  così come la discussa amicizia con Ahmadinejad.

Ha voluto due letti e ogni tipo di comfort nella tenda, installata nel giardino di Palazzo Miraflores. Mummar Gheddafi, di cui si dice grande ammiratore e che l’anno scorso è andato in visita in Venezuela, alloggia in una tenda beduina anche durante i viaggi all’estero e ha lasciato in dono quella usata in Venezuela. El señor de Caracas potrà usarla, giacchè il clima della capitale venezuelana è perennemente primaverile.

Nei peggiori bar di Caracas si ironizza su tale decisione, sostenendo che si stia solo mettendo in mostra poichè i ‘veri’ poveri del paese, quelli che vivono lontani da Caracas, non avrebbero di che sfamarsi.  La delinquenza in Venezuela ha raggiunto un livello esagerato, nella sola città di Caracas ad ogni week end le vittime della malavita sono oltre 100.

Facendo riferimento alla simpatia verso Gheddafi, le malelingue  parlano della sua presunta omosessualità. Gli amanti del gossip si domandano se il fidanzato segreto  di Chavez verrà ospitato in tenda.  Tra Hugo Chavez e Berlusconi emergerebbero punti in comune, una sorta di somiglianza per via della presenza mediatica di entrambi e per come siano presi di mira dal gossip. Anche per Hugo, infatti, si parla di festini (gay),  organizzati in gran segreto. Voci che fanno sorridere i venezuelani che normalmente sono preoccupati e sfiduciati per l’avvenire del paese.

il capo di Stato venezuelano, ha ottenuto i poteri speciali che gli consentiranno di prendere qualsiasi decisione. Il provvedimento è conosciuto come “Ley habilitante” e se al secondo vaglio, la Asamblea Nacional in cui i 2/3  dei deputarti appoggiano la maggioranza, ci sarà il via libera, il capo di Stato potrà, per dodici mesi mettere mano alla costituzione e in molto sostengono che l’emergenza alluvione sarebbe solo una scusa e che el dictador avrebbe usato per ottenere i poteri sempre ambiti.

Sui dubbi riguardanti, invece, la nuova amicizia tra Berlusconi e Chávez, è stato l’onorevole Castelli a spiegarne i motivi, qualche mese fa:  “Chávez ci consente di fare le cose – ha detto Castelli – perché siamo bravissimi e c’è una storia delle imprese italiane in Venezuela.. Le grandi opere infrastrutturali – ha evidenziato – vengono fatte di solito, in Paesi dove non c’e’ grande democrazia e mercato: decide l’autorità politica, che spesso è dittatoriale, per cui il rapporto personale tra il grande capo di quel paese e il grande capo del nostro paese è fondamentale”.

A tale proposito l’onorevole Marco Zacchera, con una lettera aperta rivolta a Castelli ha domandato se – nel dichiarare quanto sopra – Castelli abbia tenuto in considerazione i limiti imposti alla democrazia in Venezuela da parte del presidente Chávez e le iniziative adottate dal suo regime contro le imprese italiane di piccole e medie dimensioni o di quelle italo – venezuelani operanti da decenni in quel paese, molte delle quali sono state nazionalizzate o espropriate. Se l’Italia intenda o no continuare nel difendere gli investimenti italiani in questo paese che non sono solo le commesse per grandi infrastrutture, ma tutta una rete d’imprese che da tanti anni rappresentano la realtà italiana in Venezuela e che in questi ultimi anni sempre più spesso sono vessate da una politica chavista pesantemente discriminatoria.

Gli italiani hanno vita dura in Venezuela e cominciano a sentirsi indesirati dal governo. Il timore di molti è che si verifichi una situazione simile a quella causata da Gheddafi, quando, dopo aver loro sequestrato i beni, gli italiani furono cacciati dalla Libia. L’atteggiamento del governo italiano preoccuperebbe gli italiani che vivono in Venezuela da molti anni.

Cosmo de La Fuente