Diciannove anni fa, in questo giorno, se ne andava un giovane scrittore, cresciuto e morto in un periodo in cui parlare di omosessualità e vivere nella condizione di persona che si sente attratta dagli individui del proprio stesso sesso, erano motivi di disagio non solo di fronte al mondo circostante, ma innanzi tutto davanti a se stessi. Sebbene al giorno d’oggi esistano ancora persone che vivono la propria omosessualità con vergogna, c’è da dire che nell’era dei “gay pride” si è iniziato a guardare con molta più naturalezza a quella che, in fin dei conti, non è altro che una condizione che prescinde da un qualunque tipo di scelta. Addirittura, a guardarsi intorno, spesso è facile notare che ciò che prima era un “modus essendi” scandaloso e che andava tenuto nascosto, ora è quasi una condizione di vita auspicabile agli occhi degli adolescenti in preda alle provocazioni dei mass media.
Negli anni Ottanta le librerie d’Italia accolsero le opere di uno scrittore di provincia dal viso pulito, uno che aveva iniziato a scrivere nei giornali di Azione Cattolica, uno che amava stare in famiglia. Nato sotto il segno della vergine, Pier Vittorio Tondelli non è rimasto famoso solo a causa del proprio talento e del proprio coraggio artistico. Come spesso accade all’interno di un mondo che reputa essere molto più interessante lo scalpore rispetto all’autenticità, Pier Vittorio Tondelli deve buona parte della propria celebrità ad alcuni stereotipi che gli inchiodarono addosso, suo malgrado. Lo scrittore di Altri Libertini, che così bene ha illustrato quel mondo che era ancora costretto a svilupparsi nell’ombra, venne inghiottito dalle proprie stesse “creature” e costretto a figurare in maniera diversa dal modo in cui avrebbe voluto essere presentato al mondo. Lo scrittore di Correggio morì esattamente diciannove anni fa, cercando, come sempre aveva fatto in vita, di trovare un posto sotto l’ala protettiva del proprio Creatore, del Dio cattolico che aveva sempre cercato. Di che morì? Non importa. Era davvero omosessuale? Non è una questione di primaria importanza ai fini di comprendere chi fosse, perché scrivesse, perché soffrisse. Pier Vittorio Tondelli era un uomo che veniva quotidianamente corroso dalla propria malinconia e dalla ricerca estenuante di quel Dio che, magari, giunse a lui in punto di morte, alla faccia di tutti coloro che preferiscono ricordarlo semplicemente come il paladino di battaglie che, probabilmente, non gli interessava combattere.
Martina Cesaretti