Benedetto Marcucci mette la Treccani sott’olio al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, per sottolineare l’importanza di conservare un simbolo fondamentale della storia culturale nazionale.
Un progetto pensato negli anni Novanta dal quarantatreenne artista romano, allievo e assistente di Mario Schifano, ma mai realizzato prima, che rimarrà in esposizione al Macro da oggi fino al 16 gennaio 2011.
Una tradizione, quella dei “libri sott’olio”, cominciata da Marcucci ben vent’anni fa, in corrispondenza con la diffusione dei primi supporti digitali, scegliendo come testi i grandi classici della letteratura occidentale.
Un monito provocatorio a non dimenticare opere di eccezionale importanza, come l’Enciclopedia Italiana, che nell’era di internet vive un momento critico, lasciandole morire in uno scaffale di qualche cantina. Un’installazione simbolica che, nel delicato rapporto tra elevazione a reliquia, inattualità e paradossale impossibilità alla lettura, racchiude tutta la sua potenza espressiva.
«Potremmo dedicare quest’evento a Salvatore Settis e a tutti quelli che considerano ogni forma d’uso, di contatto, di godimento, perfino ogni sguardo, un affronto alla sacralità dell’oggetto», ha scritto l’assessore alla Cultura di Roma, Umberto Croppi nel catalogo. «Non è un’azione esemplare, una provocazione intellettuale. Non è nemmeno un gesto d’artista, Marcucci non arriva a prendersi così sul serio, tanto che il suo lavoro principale continua a essere un altro. Proprio per tutto questo la sua opera aspira a essere qualcosa di più: un’opera d’arte».
Valentina De Simone