Julian Assange è libero su cauzione


L’hacker australiano che fa tremare il mondo è libero, ma su cauzione.

Dopo 12 giorni di isolamento, Julian Assange lascia la prigione di Wandsworth, fuori il tribunale era atteso da una gran folla di sostenitori.

In parte, il giornalista e fondatore di WikiLeaks è stato salvato proprio da ammiratori d’eccezione: il regista Michael Moore, John Pilger e Ken Loach sono tra i tanti ad aver messo insieme le 240mila sterline richieste per pagare la lauta cauzione, e sarà ospitato, inoltre, dall’ex inviato di guerra e fondatore del Frontline Club, Vaughan Smith.

Varie le misure restrittive: indosserà il bracciale elettronico, si presenterà ogni giorno alla polizia per firmare e restare nella magione del Suffolk dalle 22 alle 2 e, ancora, dalle 10 alle 14. Non avrà, ovviamente, diritto al passaporto e all’accesso dei suoi conti in banca.

La titubanza, o, in certi casi, la netta opposizione britannica, al rilascio di Assange si spiega con il sospetto che possa fuggire: emblematica, a tal proposito, la battuta di uno degli avvocati, “Non vogliamo pensare che Michael Moore arrivi dagli Stati Uniti col suo berretto da baseball e nella notte aiuti Assange a fuggire”.

E’ ancora considerato un pericoloso criminale, nonostante sia stato arrestato, ufficialmente, solo per stupro. Anche in questo caso, però, si parla di una vera e propria congiura ordita ai suoi danni: tecnicamente, la sola colpa di Assange risiede nel non aver usato il preservativo, e le donne non sono state abusate, né violentate.

A tentare di cercare un accusa valida affinché l’hacker sia imprigionato ci pensano a Washington: l’accusa di stupro è debole, così, come riportato anche dal New York Times, gli inquirenti cercano di trovare connessioni con Bradley Manning, militare americano accusato di aver rubato i documenti secretati dagli archivi militari per poi girarli a WikiLeaks.

Se si riuscisse a dimostrare che Assange abbia avuto un ruolo attivo nell’operazione, e non da semplice ricevente passivo, allora è già pronto un capo d’accusa per cui renderlo inoffensivo a lungo: cospirazione nella fuga di notizie.

Carmine Della Pia