Ma il terzo polo non molla

In barba alle previsioni del premier – che ieri, gongolando al telefono con Maurizio Belpietro, aveva detto: “Adesso il terzo polo non ha grandi prospettive” – Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e Raffaele Lombardo hanno ieri ufficializzato la decisione di dare seguito al loro progetto moderato. All’indomani del voto che ha consentito al governo di sopravvivere, il terzo polo sceglie dunque di non mollare, unendo le forze con gli altri (minuti) schieramenti che faticano a trovare una collocazione assestata sia nell’opposizione che nella maggioranza.

Ad animare la nuova forza terzopolista ci saranno anche i Liberaldemocratici Italo Tanoni e Daniela Melchiorre, il repubblicano Giorgio La Malfa e Paolo Guzzanti, in uscita dal Pli. In tutto un centinaio di parlamentari intenzionati a dare corpo a uno schieramento responsabile, capace di incarnare le esigenze del Paese e di presentarsi come una nuova opposizione, non più esclusivamente incardinata sull’antiberlusconismo. A definire i dettagli della loro agenda programmatica ci penseranno a gennaio, ma già ieri – a conclusione del vertice che si è svolto a Montecitorio – Pier Ferdinando Casini ha voluto anticipare il senso del progetto sostenuto con slancio e convinzione.

“Adesso – ha spiegato il leader dell’Udc – c’è bisogno di lavorare per l’Italia senza polemiche e guerre di religione o i toni apocalittici che abbiamo sentito a Montecitorio. C’è un’opposizione responsabile, coordinata, che decide di riunirsi in coordinamento e confrontarsi con il governo per tutte le iniziative da assumere e per contrastare quelle che non condividiamo. E’ un’iniziativa – ha continuato il centrista – che va nella direzione della chiarezza, del coraggio e dell’unità. E credo che Berlusconi – ha concluso – sarà facilitato dall’avere un unico interlocutore“.

Il nuovo coordinamento (ancora incerto il nome, in ballottaggio ci sono “Polo della Nazione” o “Polo per l’Italia”), insomma, dovrebbe favorire un rapporto disteso con la maggioranza, ponendosi come un interlocutore costruttivo e disinteressato. Per rinforzare i buoni propositi della prima ora, i “centristi allargati” avrebbero ad esempio assicurato di collaborare sul decreto sull’emergenza rifiuti a Napoli, promettendo di votarlo senza esitazione. Una sorta di mano tesa preventiva verso l’esecutivo.

Il finiano Adolfo Urso non ha comunque rinunciato a spiegare il perché del progetto terzopolista, ricorrendo a una velata polemica: “Di fronte a chi pensa che la soluzione ai problemi del Paese e alla crisi politica aperta sia quella di convertire qualche singolo parlamentare – ha detto alludendo chiaramente al presidente del Consiglio – noi diamo una risposta politica: la costituzione di un polo dei moderati, dei riformatori e della Nazione”.

“Chi si sveglia il giorno dopo del voto della Camera rendendosi conto che ha più problemi di prima – ha rincarato il leader di Api, Francesco Rutelli – è proprio Berlusconi. E al premier che sostiene che il terzo polo è morto, io dico che è vivissimo e gode di ottima forma“. Come dire: va bene la disponibilità al dialogo, ma non rinunciamo a far sentire la nostra voce. Fuori e dentro il Parlamento.

Del resto la decisione di raggrupparsi sotto un unico coordinamento nasce proprio dalla consapevolezza che insieme finiani, centristi e rutelliani potranno interfacciarsi in maniera più muscolare con la maggioranza, nella speranza di porre fine alle insidiose “emorragie” che potrebbero ancora verificarsi. Una misura preventiva a cui i futuristi sono particolarmente interessati per scongiurare il rischio che altri esponenti del movimento abbandonino la barca per tonare tra le braccia del Cavaliere.

Maria Saporito