L’accusa dello studente: da La Russa atteggiamento intimidatorio

Intimidazioni e ambiguità sono fuori luogo da parte di un esponente del governo, io sono incensurato e non devo rispondere di nulla“. Parte da qui Luca Cafagna, lo studente che ieri sera ha fatto infuriare Ignazio La Russa, per rispondere alle accuse sollevate oggi dal ministro che ha dichiarato di conoscerlo “per nome e cognome”. I due hanno dato vita a un violento braccio di ferro verbale a favore delle telecamere di “Annozero“, animando uno sgradevole quadretto di incontinenza mediatica, generato dalle opposte posizioni sulla manifestazione di martedì scorso.

Interpellato dall’Adnkronos, il giovane ha oggi aggiunto: “Da La Russa c’è stato un atteggiamento ambiguo che sa di intimidatorio. ‘Vigliacco’ è un insulto grave da parte di un ministro di un governo con 3 voti di maggioranza a un ragazzo. Il problema – ha rimarcato – è che c’è uno squilibrio di potere enorme“.

Quanto agli episodi di violenza che hanno causato gli scontri con le forze dell’ordine (e acceso la miccia del diverbio con La Russa), Cafagna ha ribadito quanto detto ieri: “Il problema non è prendere le distanze, ma dare una lettura politica di quanto è accaduto, e nessuno lo sta facendo. La manifestazione – ha spiegato il ragazzo – è stata l’espressione della rabbia sociale di una generazione che è sempre tenuta fuori e che non è rappresentata politicamente. Noi scendiamo in piazza per rivendicare dei diritti e la risposta è sempre un girarsi dall’altra parte. E’ saltata qualsiasi mediazione politica, c’è un blocco a livello istituzionale, una separazione tra ciò che avviene in Parlamento e quello che avviene fuori”.

“Non c’era nessuna preorganizzazione degli episodi di violenza che sono accaduti – ha assicurato lo studente – ma quando è arrivata la notizia che il governo aveva ottenuto la fiducia sulla base della compravendita è scoppiata l’indignazione. Il nostro è un movimento ricco di modalità differenti, di una pluralità che va tenuta insieme. Per spiegarlo non si possono utilizzare categorie diverse che non hanno nulla a che fare con noi come il movimento no global che si è concluso nel 2003. I black bloc – ha continuato Cafagna – non so se siano mai esistiti. Parlare di minoranze organizzate a proposito dei disordini del 14 è una tesi insostenibile. C’è stata una dinamica di rabbia di massa“.

Per questo, ha precisato lo studente, non si può parlare della reazione di una frangia estremista: “Gli episodi accaduti – ha detto – sono stati anche ad opera di giovanissimi che vivono questo stato di blocco sociale. Parlare solo di 40 estremisti è una lettura sbagliata ed è una lettura che viene fatta anche dalle forze politiche che invece – ha notato Cafagna – dovrebbero confrontarsi con questo movimento”.

E che gli studenti siano pronti a tornare in piazza, il giovane lo ha affermato senza tentennamenti: “Continueremo la nostra mobilitazione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi – ha annunciato – stiamo ancora decidendo modi e forme ma certamente – ha concluso – rivendicheremo il nostro diritto a manifestare“.

Maria Saporito