Vendola: giovani disperati, la politica non faccia prediche

“La violenza è sicuramente una trappola; è entrare in un vicolo cieco; è il contrario della radicalità. Violenza è una forma di autodegradazione. Significa lasciare che la brutalità dei mezzi diventi il cannibale che si mangia la bontà dei fini”. In un’intervista a “La Repubblica“, il leader di Sel, Nichi Vendola, fornisce il suo commento alla manifestazione che martedì scorso ha messo a ferro e fiamme alcune vie di Roma, formulando una condanna netta contro ogni forma di violenza.

Tuttavia, precisa il governatore della Puglia, non si possono ignorare i messaggi che ci vengono consegnati da una piazza sempre più arrabbiata: “Non intendo giustificare – ha spiegato – ma voglio capire. C’è un dato inedito nella condizione giovanile ed è la spoliazione del futuro. In Italia i giovani sono la ‘generazione del lavoro mai’, come per i condannati all’ergastolo, per sempre precari. Ragazzi che vivono in scuole e università sempre più dequalificate; assuefatti a immagini di morte, dalla macchia di petrolio del golfo del Messico al plastico del garage di Avetrana in uno studio tv”.

“Questa – ha continuato Vendola – è una generazione che ha una repulsione spontanea verso il Potere che ha prodotto l’esecuzione sommaria di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. Come se i giovani fossero vuoti a perdere. Ecco, la politica deve dare risposte a questo passaggio d’epoca; riconnettere la domanda di vita e di libertà. Un lavoratore – ha sottolineato – deve arrampicarsi su una gru per fare vedere la sua disperazione e le sue ragioni. C’è una società alla deriva, il nuovo nome della questione sociale è molto antico ed è povertà”.

Nell’analisi del governatore non manca un giudizio severo per lo “spettacolo” andato in scena due giorni fa in Parlamento: “La fanghiglia e il teppismo che abbiamo visto nelle aule parlamentari durante il voto sulla fiducia a Berlusconi – ha detto – impediscono alla politica di fare prediche. Questa generazione ha trovato forme d’identificazione nell’appartenenza alle curve dello stadio, nel tifo identitario. Anche lo stadio è un surrogato di ciò che è venuto meno: la scuola, la famiglia, la politica, i partiti, tutto è venuto meno. Restano – ha denunciato Vendola – la tv e lo stadio“.

“C’è un humus di violenza – ha insistito il leader di Sel – che si determina quando il mondo adulto non sa aprire le finestre e impedisce ai ragazzi di guardare il futuro. È questa – ha concluso – la bomba di orologeria in sé”.

Maria Saporito