Casini rimarca: non siamo in vendita

“Uno dei grandi capitoli è per noi cattolici quello dei valori non disponibili, come la difesa della vita, che tagliano trasversalmente tutte le forze in campo. E su questi mi aspetto un voto trasversale in Parlamento di tutti i cattolici”. Con queste parole, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ha ieri risposto ai timori sollevati qualche giorno fa dal quotidiano “L’Avvenire“. Il giornale dei vescovi aveva in qualche modo preventivamente polemizzato con il cosiddetto “Terzo Polo“, ipotizzando che la sua costituzione avrebbe rappresentato il “terzo pasticcio” della politica nazionale.

Da qui la rassicurazione di Casini, il quale ha voluto rimarcare l’indisponibilità a mercanteggiare su determinati temi, nonostante la novella formazione benedetta con i finiani e i rutelliani sembri aprire a posizioni più laiche. Ma a pochi giorni dall’ufficializzazione della nascita del “Partito della Nazione” (il terzo polo appunto) i dubbi restano. Quale atteggiamento assumerà il nuovo raggruppamento parlamentare rispetto alle coalizioni di destra e di sinistra? “L’unità dei moderati – ha detto Casini – non si crea sugli appelli o sugli slogan, ma sui fatti“. Una “stoccata” al premier che, dal Consiglio europeo di Bruxelles, ha ieri fatto sapere di essere impegnato nella costruzione di una grande formazione, tesa a acquisire tutte le componenti moderate della scena politica italiana. “Con Berlusconi comunque non polemizzo più – ha subito aggiunto il leader dell’Udc – ho fatto un fioretto per Natale”.

Ma il buon proposito ha avuto vita breve perché, informato della definizione sbeffeggiante che il presidente del Consiglio ha tributato a lui e Fini, chiamandoli “Cip e Ciop“, l’ex presidente della Camera ha subito risposto per le rime: “Adesso io e Fini siamo Cip e Ciop – ha replicato – quando facemmo la campagna elettorale a tre punte con Berlusconi eravamo Qui, Quo e Qua“. Ma il punto su cui il centrista sembra intenzionato a non retrocedere di un solo millimetro è quello dell’indisponibilità a lasciarsi sedurre dalle lusinghe. Sia di destra che di sinistra.

“Non siamo destinatari di offerte che non ci interessano, da una parte e dell’altra – ha ribadito Casini – per la semplice ragione che non siamo sul mercato“. Una dichiarazione che equivale a un ‘no’ da recapitare anche al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, il quale ha ieri dichiarato di essere disposto a “sacrificare” lo strumento delle primarie pur di saldare un’alleanza con il nascente terzo polo in vista di future elezioni. Per quanto, il leder dei centristi non abbia completamente chiuso ai democratici: “Che il Pd voglia aprire una fase fondativa – ha notato Casini – è già di per sé un’autocritica rispetto al percorso fatto fino ad oggi. Il fatto che Bersani dica che tutti devono prendersi la responsabilità di essere non solo contro Berlusconi, ma di andare oltre Berlusconi – ha aggiunto – è un’altra cosa molto intelligente, perché contro non si vince e non si costruisce nulla”.

Concessioni parziali che però non lasciano sperare nessuno. Anzi, il sentore è che il ledar dell’Udc (e con lui Fini e Rutelli), consapevole della “potenza” acquisita, voglia vendere cara la pelle, trascinando le coalizioni politiche collocate alla sua destra e alla sua sinistra in un terreno di “mercanteggiamento” più avvincente. Una strategia che gli animatori del Terzo Polo starebbero architettando per riconquistare quel “lustro” momentaneamente nelle mani degli ex alleati.

Maria Saporito