Daspo anche per le manifestazioni, la proposta di Mantovano

Fa discutere non poco l’ultima trovata del governo, che propone di istituire il Daspo anche per le manifestazioni e i cortei, alla luce di quanto accaduto a Roma il 14 dicembre.

A lanciare l’idea è il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, secondo il quale la possibilità di impedire ai soggetti violenti la partecipazione alle manifestazioni, con un provvedimento simile a quello utilizzato nei confronti delle tifoserie violente negli stadi, “è una ipotesi di lavoro che dev’essere vagliata da parte di tutti gli uffici tecnici competenti e per la quale serve uno studio tecnico adeguato. Il meccanismo è questo – spiega Mantovano – si punta a prevenire gli atti di violenza così come si è fatto per gli stadi. E questa prevenzione individua, sulla base di elementi obiettivi e dati di fatto, i soggetti violenti che quindi già si sono resi responsabili di devastazioni e danneggiamenti. Nel calcio funziona che per un periodo, che può andare da pochi mesi a qualche anno, si interdice il loro accesso allo stadio e in questo modo si fa venire meno l’occasione per esercitare la violenza”.

“Una cosa simile rileva Mantovano – con tutti gli adeguamenti, e per questo ci deve essere uno studio tecnico adeguato, può valere per le manifestazioni in piazza. Nel senso che chi ha già dato prova di compiere determinati reati di lesioni, di devastazioni e così via, viene interdetto per un congruo tempo dalla partecipazione a qualsiasi manifestazione di piazza. Ed è chiaro che la partecipazione poi comporta l’intervento sanzionatorio penale. Quindi c’è una misura di prevenzione come primo passo e una misura sanzionatoria in caso di violazione delle prescrizioni in chiave di prevenzione”.

La proposta di estendere i daspo anche alle manifestazioni “viene alla luce, anche perchè purtroppo la risposta sul piano giudiziario è una risposta che non soddisfa le esigenze di prevenzione. Noi sappiamo che le esigenze cautelari che legittimano la permanenza in carcere, o comunque le misure restrittive, possono essere interne al processo: pensiamo al rischio di inquinamento delle prove e al pericolo di fuga”, sottolinea Mantovano.

Ma possono essere anche “esterne al processo” come “il rischio di reiterazione della stessa condotta. Allora poichè la risposta giudiziaria è stata molto deludente sotto questo fronte – rimarca il sottosegretario all’Interno – credo che si sia legittimati, alla vigilia di altre manifestazioni che vengono annunciate in occasione dell’approvazione della riforma dell’università, a un intervento sul piano della prevenzione che permetta di tenere lontani dai luoghi delle manifestazioni questi soggetti. Non è la bacchetta magica – avverte l’esponente del governo – non è che risolverà tutto come non ha risolto radicalmente la questione violenza sportiva il daspo. Però il daspo nel corso degli anni dei risultati li ha dati e se questo strumento poi verrà affiancato a quelli già in vigore, magari applicato in modo più corretto e più serio, intanto si circoscrive il fenomeno, il che sarebbe già tanto”.

Raffaele Emiliano