Cosa hanno in comune Massimo D’Alema e Gianfranco Fini? Ospite della trasmissione “Che tempo che fa“, è stato ieri lo stesso presidente del Copasir a spiegarlo: “Vogliamo fare un governo – ha detto – che affronti i problemi e dia speranze, un governo che per me può unire un arco ampio di forze, anche forze che sembravano lontane”.
“Io dialogo con Fini – ha precisato D’Alema – Nei dialoghi asolani della mia Fondazione (‘Italianieuropei’, ndr) e di ‘Farefuturo’ (il movimento di pensiero vicino a Fli, ndr) si sono trovate convergenze ad esempio sul diritto di voto agli immigrati che stanno da tanti anni nel nostro Paese. Questo è di destra o di sinistra? Io credo – ha osservato l’ex premier – che sia qualcosa di utile al futuro del Paese. Occorre una politica che non sia da ostacolo alle speranze del Paese di farcela. Questo compito va oltre i confini della sinistra a cui devono poter concorrere – ha insistito D’Alema – tutti gli italiani di buona volontà”.
In questo quadro generale, il Pd deve giocare un ruolo da protagonista: “Come maggiore forza di opposizione – ha spiegato il numero uno del Copasir – il Pd deve indicare una prospettiva per il Paese: lo stiamo facendo con proposte e a noi spetta presentare un progetto, poi – ha aggiunto – chi lo condivide lo sosterrà ma non siamo noi a dover guardare da una parte o dall’altra, sono gli altri che devono dividere la prospettiva che noi indichiamo al Paese”.
E rimanendo nell’ambito delle “cose da fare” all’interno del proprio partito, Massimo D’Alema ha evidenziato la necessità di perfezionare lo strumento delle primarie: “Abbiamo una tale passione per le primarie, dove ci scorniamo tra di noi – ha notato – che perdiamo di vista le secondarie, cioè le elezioni nelle quali dovremmo scontraci con quel signore là e vincere. Io non ho paura di perdere le primarie, vorrei piuttosto vincere le secondarie“.
“Le primarie – ha continuato il dirigente del Pd – sono una forma importante di coinvolgimento dei cittadini, ma possiamo aver sbagliato. Abbiamo lanciato un’idea giusta ma perché funzioni e non produca danni, servono garanzie e regole. Ne ho parlato con gli americani, che sono poi quelli che le primarie le hanno inventate, e mi hanno chiesto – ha raccontato D’Alema – se siamo matti a concepirle così. Quando su 10 candidati quello che prende il 20 per cento da noi diventa il candidato di tutti qualcosa non funziona”.
E sulla presunta “ruggine” con Nichi Vendola, da molti indicato come il nuovo leader capace di riabilitare il centrosinistra italiano, ma che in occasione delle ultime elezioni regionali in Puglia non è stato sostenuto né da D’Alema né dai “quadri” del Pd: “Io vorrei parlare con Vendola di cosa si dovrebbe fare per il Paese – ha spiegato l’ex presidente del Consiglio – altrimenti il rischio è parlare solo di alleanze e di procedure. Il dibattito solo sulla leadership è il male della politica italiana, l’ossessione del leader carismatico – ha continuato D’Alema – è un portato di Berlusconi”.
Quale futuro infine per il Paese? “Ritengo che le elezioni – ha osservato il presidente del Copasir – restino probabili: così non si governa e c’è persino una ragionevolezza nel punto di vista della Lega. Bisogna ripartire dai problemi del Paese: c’è un sistema politico che non funziona perché in quindici anni si è costruito un bipolarismo senza regole perché non si è scelto tra presidenzialismo e parlamentarismo e ne abbiamo dunque gli aspetti peggiori”.
“Bisogna fare una scelta e fare una riforma costituzionale – ha precisato D’Alema – nella quale poi rientra come conseguenza anche quella della legge elettorale. Bisogna mettere mano alla pubblica amministrazione che in questi anni è più costosa e più corrotta e intervenire – ha concluso – in campo economico”.
Maria Saporito