Come annunciato qualche giorno fa, La Corea del Sud ha portato a termine oggi le previste esercitazioni militari sul confine marittimo di Pyongyang. Il suo vicino Corea del Nord, che aveva minacciato di rispondere duramente alle manovre militari di Seul, non ha invece reagito.
Durante circa un’ora e mezza i cannoni di Seul hanno sparato colpi di artiglieria vicino all’isola di Yeonpyeong, ed altre quattro isole del mar Giallo. Mentre l’isola “tremava”, i pochi abitanti si sono nascosti nei bunker. A differenza di quanto avvenuto il 23 novembre scorso -quando in un’occasione di un’analoga esercitazione, i nordcoreani avevano risposto bombardando l’ isola e uccidendo due soldati e due civili- i nordcoreani non hanno risposto con il fuoco. Il Comando supremo dell’esercito nordcoreano ha invece risposto con un comunicato, nel quale è scritto che “non vale la pena di rispondere alle provocazioni uno- contro-uno” e che “userà le prossume provocazioni per pareggiare i conti con Seul e i con i suoi alleati americani”.
La forte tensione tra le due Coree che non accenna a placarsi, sembrava dover trovare un respiro dalla missione condotta nella Corea del Nord dal governatore dello Stato americano del New Mexico, Richardson, che si è recato nel paese per una decisione personale e non per invito di Barack Obama. Il governatore ha ottenuto da Pyongyang l’impegno a far ritornare gli ispettori Onu incaricati di controllare le sue installazioni nucleari e di voler considerare la possibilità di istituire una linea rossa tra le due Coree per consultazioni in caso di crisi e la creazione di una commissione militare mista che includa le due Coree e gli Usa. Nonostante ciò, gli osservatori non ritengono probabile una ripresa a breve termini di colloqui a sei -le due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la Russia- auspicati da Pechino, e che invece non incontrano il favore di Seul, Washington e Tokyo che ritengono che non si debba fare troppe concessioni alla Corea del Nord.
Annastella Palasciano