Il futuro del motomondiale si preannuncia intenso e delicato. Dopo l’attesa stagione 2011, la categoria MotoGp andrà in pensione lasciando spazio alla neonata Moto1, che meglio si sposerà con le nuove direttive e regolamenti imposta dalla Dorna votate al maggior risparmio e spettacolo in pista. Cambiamenti che non riguarderanno solamente il cambio di cilindrata (da 800 a 1000), ma anche nelle varie modifiche al set-up e sviluppo, oltre alla elettronica. Ed è qui che gli animi iniziano a scaldarsi, delineando un confronto tanto duro quanto vitale per l’assetto e volto della stessa categoria.
Ad accendere la discussione ci pensa Casey Stoner, esponendo chiaramente la sua idea al riguardo: “L’unica cosa che fermerà ogni cambiamento è che le gare sono diventate molto più sicure grazie all’elettronica. Ha fatto molto per evitare high-side pericolosi, ma può aiutare molto anche in caso di problemi tecnici in ingresso di curva”. Nulla quindi deve essere modificato o toccato riguardo all’elettronica presente nelle moto. L’altissimo livello raggiunto permette cose ch une tempo erano impossibili, alzando si molto la soglia di sicurezza e dando maggior fiducia ai piloti. Non si può quindi pensare di tornare indietro. Tutta questi sistemi come il controllo della trazione o l’anti-impennamento sono preziosi ed intoccabili.
Di parere opposto invece altri piloti e la maggior parte dei tifosi ed appassionati che seguono il motomondiale. Correre è sinonimo di rischio, fa parte di questo strano gioco. Non si dice di levare completamente tutto questo immenso sviluppo e tornare prepotentemente ai tempi passati, bensì diminuire l’influenza che questi sistemi hanno sulla prestazione complessiva. Ridare più spazio all’abilità del singolo, in modo da avere gare più emozionanti e favorire i sorpassi, sempre più merce rara ed inusuale. Il confronto sarà ovvio e giusto. Vedremo quale strada si deciderà di prendere, magari trovando un punto di intesa che possa andare bene ad entrambi le parti. Le idee vi sono, l’importante sarà ascoltarle. Per davvero questa volta.
Riccardo Cangini