”In politica fare la corte a qualcuno non ha senso”. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, risponde così alle domande di Bruno Vespa sui ”corteggiamenti” ai centristi del cosiddetto ‘Terzo Polo’ giunti dal Partito Democratico.
”Rispettiamo il Pd e vediamo in questa formazione politica qualcosa di nuovo rispetto alla vecchia sinistra – sottolinea Casini – ma abbiamo una ostilità profonda verso l’Italia dei Valori, una incompatibilità totale con l’estrema sinistra da Grillo a Rifondazione e una diversa opinione dalle immaginifiche rappresentanzioni del Paese di Vendola”.
Il leader dell’Udc non nasconde, tuttavia, il fatto che nella pratica si siano messe già a frutto ”una serie di intese con il Pd a livello locale che stanno funzionando”, citando ad esempio i casi di Venezia e delle Marche.
”Ma su alcuni punti – avverte il leader dell’Udc – il Pd deve fare chiarezza, cosa che fino ad oggi non è stata fatta”.
In merito all’eventuale alleanza tra il Pd e il Terzo Polo, a cui Casini assegna il nome di ”Polo degli italiani”, interviene in maniera fortemente critica il numero uno dell’Idv Antonio Di Pietro.
“C’è uno scollamento enorme del gruppo dirigente del Pd con la sua base. Io giro l’Italia ogni giorno, me ne rendo conto sempre di più”, spiega l’ex pm.
“Parte dei loro dirigenti – attacca Di Pietro – si culla nell’illusione di scaricare le ali radicali, per imbarcare i neodemocristiani. Questo produce disagio e angoscia negli elettori progressisti e anche moderati. Io e Vendola siamo l’ala social-riformista. Siamo i partiti più vicini alla società civile”.
Quanto alla possibilità di vedere Pier Ferdinando Casini premier, soluzione verso cui spingerebbe lo stesso Massimo D’Alema, il leader dell’Italia dei Valori tuona duro: “Provi a convincere i suoi elettori. Se lo scopo di tutto è togliere Berlusconi per mettere Casini siamo alla frutta. Il leader Udc con il Pd è come il marito che corre dietro all’amante della moglie. Anziché costruire quello che c’è sogna quello che non c’è. Io Bersani non lo capisco proprio – ammette Di Pietro – Il terzo polo per definizione è terzo. Gioca la sua partita. Deciderà sicuramente all’ultimo minuto utile dove stare. Per ora dice di non voler stare con noi… che senso ha corrergli dietro?”.
“Ogni volta che ci siamo parlati – continua l’ex pm – Bersani ha risposto sempre nello stesso modo: adesso vediamo. Adesso vediamo, vediamo, il problema del Pd è che non si vede mai. La data del 23 dicembre non l’ho mica decisa io! È stato Bersani, a indicarla, e lui adesso a posticipare ancora. E il risultato è che l’opposizione resta imbambolata”.
Al giornalista che gli chiede cosa ne pensi dell’idea di Letta di una possibile alleanza con il terzo polo che tagli fuori IdV e Sel, Di Pietro risponde con l’ironia: “Se Letta vuole infilarsi nel terzo polo, non ha che da iscriversi all’Udc, così si risolve il problema. Ci tiene tanto? Si iscriva lì che fa meno danni. Sentendolo parlare mi rendo conto che vede un altro film e vive in un altro Paese, non in Italia. I primi a volere l’alleanza di centrosinistra sono i suoi elettori”.
“E’ sbagliato chiamarli centristi – spiega Di Pietro riferendosi ai componenti del cosiddetto ‘Terzo Polo’ – Io preferisco neodemocristiani. Io voglio vincere. È chiaro ai bambini che il terzo polo più è ‘terzo’, più prende voti a destra. Invece, se si schiera a sinistra… perde voti a destra, è evidente. È accaduto in Puglia, può accadere anche a livello nazionale”.
Raffaele Emiliano