Berlusconi, la conferenza stampa e le luci di natale

Vedersi paragonato a un comunista.

Non dovrà essere stata facile da mandare giù, per Silvio Berlusconi, la carineria rivoltagli dal segretario del Pd Pierluigi Bersani che nel commentare l’epica – almeno per quanto concerne la durata – conferenza stampa di fine anno ha preso come esempio Kim Il Sung, l’ex Grande Leader della Repubblica democratica popolare di Corea.

Bersani ha sintetizzato le tre ore di eloquio berlusconiano definendolo «un mare di chiacchiere e di bugie» pronunciate da qualcuno che «non sa distinguere tra verità e menzogna». Anche in questo caso il premier ha visto la sua immagine passare da colui che attira la luce anche nella notte più buia dell’anno, parafrasando il conduttore di Matrix, Alessio Vinci, a quella di un ciarlatano qualunque anche un po’ dissociato.

A parte questo, in Italia è stata una giornata come le altre. Al di là che è quasi natale e che a Roma sono scoppiati un paio di pacchi bomba tra le ambasciate straniere.

Berlusconi ha cercato, nonostante i barcollamenti delle ultime settimane, di mostrarsi come il capo di un governo saldo e, in quanto tale, capace di fare delle scelte precise nel tentativo di rilanciare l’immagine dell’Italia, dentro e fuori i propri confini.

Ma a guardarsi in giro, pur parlando di apparenza, verrebbe da sospettare che, in questo caso, forse non basti neanche una task force formata dai migliori uomini del marketing di Publitalia.

Il presidente del Consiglio ha tenuto a sottolineare che la fiducia ottenuta per una manciata di voti alla Camera dieci giorni fa, verrà rafforzata, rimandando al mittente le accuse di politicamercato; si è dichiarato pronto a difendersi nelle aule dei tribunali dalle accuse scagliategli contro dalle toghe rosse (a detta sua non soltanto a causa delle festività natalizie, ndr), ha ribadito che lui la monnezza da Napoli l’aveva fatta scomparire e la colpa è stata tutta di quegli sporcaccioni degli amministratori locali, finendo poi con rassicurare i giovani sui benefici della riforma dell’istruzione che «non è un castello di promesse impossibili come fu quella del ’98, ma una riforma di cui possiamo essere orgogliosi».

A tal proposito, in queste ultime ore sui principali social network è stato rispolverato un video di auguri natalizi risalente al dicembre 2000, dove Silvio Berlusconi che si dichiarava allora un «ragazzo un po’ stagionato ma con il cuore sempre giovane» confidava ai «ragazzi del nuovo millennio» di sapere come fare affinché potessero trovare sotto l’albero «la certezza di un lavoro» in modo da poter sentirsi realizzati e mettere su, perché no, famiglia.

Tutto ciò soltanto (soltanto?) dieci anni fa.

Quei ragazzi del nuovo millennio – che allora non avevano ancora conosciuto Brunetta – oggi sono un po’ meno ragazzi, quello con il cuore sempre giovane è ancora al centro della politica pur essendo sempre più stagionato, gli alberi di natale invece stanno sempre lì,  con le loro luci ad intermittenza.

Un po’ come le speranze degli italiani.

Simone Olivelli