Morte tragica sulla A1. Dalle cause inspiegabili alla retorica

“L’Uomo invisibile”, è stata battezzata la vittima di questo incidente inverosimile da certa stampa che usa portare la cronaca, anche la più nera, verso il giallo da romanzo o verso il rosa da fantastoria. Ad ogni modo, se non proprio invisibile, l’albanese trasportatore di vini è stato fatalmente non visto martedì scorso sull’autostrada A1 Milano-Napoli, all’altezza di Colleferro, poco più a sud di Roma.

Una tragica coincidenza ha portato l’uomo a sostare sulla corsia di emergenza e scendere in strada, forse senza essersi munito di giubbino catarifrangente come previsto dalle norme varate alcuni anni fa, ma comunque il caso ha voluto che il tir da autotrasporto di frutta che lo ha travolto fosse guidato da persona che non ha notato nemmeno il furgone in sosta al lato della strada, dato che sembra non aver prestato nessuna attenzione al fatto di aver urtato un qualcosa mentre lo sorpassava.

Un qualcosa che era persona umana, e che secondo le prime ipotesi formulate sarebbe forse stato scambiato, dopo l’urto accidentale, per qualche animale che a volte attraversa incautamente le strade, e per il quale come è noto quasi nessuno penserebbe di fermarsi a verificare l’accaduto. Tanto più che in autostrada fermarsi per motivi che non siano più che urgenti è pericoloso, oltre che vietato.

E’ stato così che, in un martedì qualunque, l’albanese che regolarmente lavorava trasportando vini per la zona di Frosinone, si è ritrovato, ormai in stato di incoscienza, a vivere l’avventura tutt’altro che qualunque di esser trascinato avanti dal mezzo che lo ha investito, per un tratto stradale di circa 90 metri, ancora sparsi di brandelli di abiti e purtroppo anche di corpo, a poco a poco consumati dagli ignari automobilisti successivi.

Vita da cani, pensiamo tutti a volte riguardo noi stessi o gli altri, non certo solo nell’osservare le giornate ed i lavori portati avanti da albanesi o altri stranieri in giro per il mondo. In questo caso, responsabilità in corso di accertamento a parte, c’è da notare che le circostanze hanno portato davvero, senza ombra di dubbio, ad una morte da cani. Genere di fine che già di per se stessa fa orrore nel quotidiano alla persona di buon senso.

Tutte da accertare le intenzioni del conducente del tir, e gli eventuali equivoci in cui è caduto nell’omettere totalmente di prestare soccorso od anche verificare quanto appena accaduto. Panico? Consapevolezza che ha portato a tentare di camuffare con la veste della distrazione una tragedia più che mai imprevista? Inconsapevolezza data dal torpore di tante ore alla guida? In attesa di nuovi risvolti giuridici, non ci resta che rifugiarci nel famoso detto secondo cui “non si può giudicare”. E’ meglio.

Sandra Korshenrich