Fiat, Berlusconi: “Accordo storico e positivo”

L’intesa raggiunta dalla Fiat è qualcosa che conforta, è assolutamente innovativa. Mi sembra un investimento utile e importante per il Paese perché rimette in produzione uno stabilimento simbolo della Fiat. Quindi lo giudico un accordo storico e positivo“. E’ il giudizio espresso dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenuto alla ‘Telefonata’ su Canale 5, in merito all’accordo tra sindacati e azienda per garantire la continuità della produzione nello stabilimento di Mirafiori.

“Il problema della delocalizzazione – ha aggiunto il premier – riguarda tutta l’Europa. In Cina, India o nella Federazione russa la manodopera costa molto meno, da noi oltre 30 dollari l’ora. Là, invece, meno di un dollaro e i lavoratori fanno anche dodici ore e se c’è bisogno vanno in fabbrica anche il sabato e la domenica. Quindi è forte l’interesse delle aziende a spostare le produzioni”.

Durissimo il commento che giunge invece dall’Italia dei Valori.

”Berlusconi ha consegnato agli operai un panettone imbevuto di veleno esaltando l’accordo su Fiat Mirafiori”, ha dichiarato Antonio Di Pietro.

“Evidentemente il presidente del Consiglio non sa che si tratta dell’ennesimo accordo separato che trasforma l’azienda in un reparto separato della Chrysler, spostando di fatto la testa tecnologica e progettuale negli Stati Uniti’ – ha aggiunto l’ex pm – In questa trattativa, il governo ha fatto da zerbino alla Fiat, che, per tutta risposta, sta chiudendo lo stabilimento di Termini Imerese e continua a perdere sul mercato il doppio della media europea”.

Berlusconi dichiara poi candidamente qual è il suo vero desiderio: pagare un dollaro l’ora gli operai e farli lavorare in fabbrica 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana. Il suo modello – ha sottolineato il leader dell’Idv – è lo stesso di Marchionne che ha spostato la produzione in Brasile, Turchia, Serbia e Polonia trasformando l’Italia in un paese residuale”.

“Etichettare storico e innovativo un accordo che viola la Costituzione e cancella un settore come quello dell’auto – ha concluso Di Pietro  – dimostra, una volta di più, l’inadeguatezza di questo governo”.

Critica nei confronti dell’accordo è anche la Cgil. ”Con l’accordo di Mirafiori si è consumato uno dei più gravi attacchi alle relazioni sindacali italiane. Un’azienda, con il sostegno di altri sindacati, si prende il diritto di escludere un sindacato rappresentativo. Si compie così un gesto che non ha precedenti nella storia sindacale e industriale del nostro paese”, ha detto Vincenzo Scudiere, segretario confederale.

”L’accordo – ha aggiunto il sindacalista – è complicato e difficile e si è innestato in un permanente equivoco determinato dall’amministratore delegato della Fiat, che invece di spiegare il piano industriale ha voluto determinare una rottura, prima con Pomigliano e ora con Mirafiori decidendo di agire in modo unilaterale. Si propone così un sistema sostanzialmente autoritario che punta ad escludere chiunque voglia discutere, contrattare e confrontarsi sulle posizioni dell’azienda”.

Secondo Scudiere l’investimento per la Fiat è giusto, ma ”la Cgil non può accettare che si metta in discussione il diritto dei lavoratori di essere liberi di scegliere da chi farsi rappresentare”.

La firma di Mirafiori, sostengono dal più grosso sindacato italiano, avrà ora effetti a cascata su tutto il sistema industriale italiano. ”Il sistema delle relazioni industriali italiane – ha sottolineato il segretario confederale – al di là di quello che si crede è un sistema solido che permette ai lavoratori di scegliere la loro rappresentanza. E’ un sistema, quello italiano, che ha riscosso l’interesse dei sindacati europei e ora è evidente che con la scelta del contratto dell’auto si mette in discussione anche il nuovo modello contrattuale non sottoscritto dalla Cgil nel 2009”.

”E’ evidente che a questo punto c’è bisogno di un nuovo confronto – ha concluso Scudiere – si tratta di capire quali scelte intende fare la stessa Confindustria e le imprese nel loro complesso. Capire cioè se si intende proseguire il confronto avviato con il tavolo sulla crescita o sposare la linea dell’amministratore delegato Fiat”.

Fiducioso in merito all’accordo è il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale ”i diritti sindacali” relativi alla ”libertà di associazione e di organizzazione ”sono garantiti dallo statuto dei lavoratori”. Quello che viene a cambiare con l’accordo di Mirafiori, che esclude chi non ha firmato, ”è – secondo Sacconi, intervistato dal Tg5 – il modo in cui le parti si rapportano tra loro: chi ha firmato l’accordo ha un rapporto negoziale garantito con l’azienda”. Lo ha detto il ministro del Lavoro.

Favorevole all’accordo è anche Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino. “Per noi è un fatto positivo – ha detto a Labitalia – Si apre una fase nuova nelle relazioni industriali, e del resto Marchionne lo aveva detto con chiarezza, con temi di rilevanza nazionale. Anche a livello locale, si è aperta una fase nuova, di cui siamo contenti. Significa, poi, mantenere la Fiat a Torino, il cuore di una multinazionale, e si rafforza il sistema dell’indotto”.

“Speriamo che la Fiom – ha aggiunto – recuperi un atteggiamento di confronto. Non vorrei, infatti, che restasse a vigilare come una sentinella su un passato che non c’è più. Oggi, dobbiamo fare i conti con la globalizzazione e la competitività”. Dunque, ha concluso Saitta, “siamo soddisfatti, ma vogliamo anche la serenità sindacale”.

Raffaele Emiliano