Anche le stime diffuse da Unioncamere e Prometeia nell’ambito dello studio “Scenari di sviluppo delle economie locali” confermano che il 2011 sarà durissimo per l’Umbria. Infatti, secondo questo studio, il Pil della regione crescerà dello 0,9% rispetto al +1,3% assegnato all’Italia e al +1,1% assegnato al Centro.
Di conseguenza il livello del Pil pro capite umbro, ossia la ricchezza annua per abitante, si abbasserà ulteriormente rispetto alla media nazionale. Aggiungiamo poi che, sempre secondo le stime Unioncamere – Prometeia, non è che per l’Umbria il 2010 sia andato bene: crescita dello 0,9% rispetto al +1,2 dell’Italia. Con questo andamento si rischia di perdere ancora occupazione e gli studi economici confermano che per non far sì che questo accada occorrerebbe avere un aumento del Pil pari al 2%.
Se, inoltre, aggiungiamo che in Umbria ci sono circa 10mila lavoratori in cassa integrazione a 0 ore, di cui 2/3 interessati alla cassa integrazione in deroga e, oltre a questo, come testimoniano i dati dell’osservatorio nazionale della Cgil, esiste nella stessa regione un trend di aumento della cassa integrazione nel periodo gennaio-novembre 2010 superiore al 100%, rispetto ad un media nazionale del 35%, è evidente che per gli umbri si prospetta un 2011 davvero molto duro.
Secondo il segretario regionale Mario Bravi, “per contrastare tale andamento occorre, dunque, dare una risposta forte e mettere in atto un’adeguata mobilitazione”. La proposta forte che rilanciano dalla Cgil regionale è quella di un “Piano straordinario per il Lavoro”, di cui si tornerà a discutere in un’apposita iniziativa che verrà realizzata all’inizio dell’anno, con la presenza della segretaria generale del sindacato, Susanna Camusso.
“Sul terreno della mobilitazione – aggiunge il leader umbro – riteniamo occorra contrastare gli effetti negativi della manovra economica del governo, che tanti danni sta producendo nel nostro territorio, sia sul piano della coesione sociale che dell’assenza di una politica industriale degna di questo nome, come testimoniano le vicende dell’Antonio Merloni e del Polo chimico ternano.
Dalla Cgil dell’Umbria ritengono, inoltre, che va contrastato il cosiddetto modello Marchionne e la logica di deregolamentare i diritti individuali e collettivi del mondo del lavoro. “Il fatto che la nostra Regione,- si legge ancora nella nota – con livelli salariali più bassi della media nazionale, stia subendo in maniera pesante gli effetti della crisi, dimostra che dalla crisi non si esce abbassando il livello delle tutele e dei diritti, ma, invece, costringendo il sistema delle imprese a misurarsi su un nuovo modello di sviluppo basato su: formazione, innovazione e ricerca”.
E’ questo il senso dell’invito che dal sindacato hanno rivolto a Cisl e Uil dell’Umbria. Invito che, finora, non è stato raccolto. In ogni caso, per il 2011 è prevista da parte della Cgil locale “una forte iniziativa, con un inteso spirito unitario, che punti a modificare gli effetti della crisi e a costruire una risposta alta a chi soprattutto tra i giovani chiede una diversa qualità dello sviluppo”. Per tutto ciò, dalla stessa Cgil sono convinti che “il 2011 dovrà essere l’anno in cui il movimento sindacale umbro coniugherà forte senso della proposta insieme ad un’intensa fase di mobilitazione”.
Mauro Sedda