Tornano a Villa Rufolo diciassette opere d’arte

Ben diciassette reperti, più specificatamente un vaso di bronzo, una cornice dorata e quindici quadri, tra schizzi, acquerelli e oli su tela sono gli oggetti , acquistati recentemente all’asta parigina dalla ‘‘Delorme Collin du Bocage” che ha curato la vendita dei beni della famiglia Tallon – Lacaita erede del lord scozzese che fu proprietario di Villa Rufolo, a Ravello.

Adesso, all’interno della residenza medievale, che a partire dagli anni 70 è ormai proprietà dell’Ente Provinciale per il Turismo, le diciassette opere d’arte, alcune delle quali raffigurano angoli della città (gli acquerelli di Gabriele Carelli, risalenti al 1800, nei quali è rappresentata la Piazza e il palazzo episcopale di Ravello), sono stati messi in esposizione. Oltre agli acquarelli di Carelli a Villa Rufolo sono andati: un olio su tela di Giacinto Gigante che riporta un pescatore addormentato, una natività della scuola francese del 1800, una coppia di uccelli morti di Gennaro Gugliemi, sei piccole scene in miniatura della scuola italiana del XIX secolo; mentre tra gli oggetti: un vaso in bronzo e alla cornice dorata, una guache della scuola francese del XVIII secolo, una veduta di anonimo dalla terrazza di Villa Rufolo, una veduta del cimitero di Windsor di Alfred Mountague, e il chiostro di un palazzo moresco a Roma di Carl Friedrich Werner.

«Gli oggetti acquistati, in particolare le vedute di Ravello, erano indicati tra le priorità suggerite dalla Soprintendenza ai beni artistici — ha detto il direttore di Villa Rufolo, spiegando i passaggi che hanno condotto alla partecipazione all’asta di Parigi e all’acquisto dei 17 reperti. Secondo Amalfitanoper le 17 opere d’arte è stata investita una cifra di poco superiore ai 28.000 euro. Sono fondi che, in base al contratto di gestione della Villa devono essere utilizzati per attività di valorizzazione del monumento e che già in passato avevano consentito di recuperare gran parte del fondo fotografico Parisio e Troncone raffigurante Villa Rufolo dagli anni ’30 agli anni ’60».

«E’ stata un’operazione di straordinaria sinergia tra le istituzioni, le associazioni e numerosi privati — ha aggiunto Amalfitano — ancora una volta l’esistenza della Fondazione Ravello ha reso possibile azioni volte alla valorizzazione del patrimonio culturale di Ravello».

Martina Guastella