Intervistato dall’agenzia Adnkronos, Luis Roberto Barroso, l’avvocato di Cesare Battisti, l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo attualmente detenuto in Brasile, scongiura l’ipotesi di estradizione in Italia del suo assistito e dichiara: “Mi aspetto che il presidente Lula non conceda l’estradizione per Cesare Battisti e che quindi lui possa rimanere in Brasile”.
Barroso ricorda che “più di trent’anni sono passati dai fatti” e che oggi “non stiamo parlando della stessa persona: Cesare Battisti – sottolinea – è stato per molti anni un produttivo e pacifico scrittore”. Pertanto, ”ci sono diverse ragioni per considerare giusta una decisione di questo genere”, a partire dal fatto che ”sono passati più di 30 anni dai fatti. In Brasile – spiega l’avvocato – il periodo più lungo in termini di prescrizione è di 20 anni. Non c’è motivo per punire qualcuno dopo che un periodo così lungo è trascorso”.
”La Corte suprema brasiliana considera poi pertinente la legge del Brasile sull’amnistia. Quindi, per fini interni, chiunque sia accusato di crimini con ogni grado di motivazione politica non può essere perseguito ulteriormente. Sarebbe una contraddizione – spiega Barroso – se il Brasile concedesse l’estradizione nei riguardi di Cesare Battisti per crimini che non possono essere puniti al suo interno. Queste sono due semplici ragioni legali, per non parlare dei difetti e delle contraddizioni processuali nella sua seconda azione giudiziaria in Italia. Ogni osservatore imparziale che prendesse visione degli atti giudiziari – conclude il legale – ne rimarrebbe meravigliato”.
Intanto, secondo quanto rivelato dal sito del canale ‘Globonews’, il presidente brasiliano Lula avrebbe già deciso di non estradare Cesare Battisti, l’ex terrorista rosso condannato in Italia per quattro omicidi. Lula dovrebbe annunciare ufficialmente la sua decisione in merito al caso Battisti entro la fine dell’anno e del suo mandato. Stando a quanto si legge ancora sul sito, Lula motiverebbe la sua decisione sulla base dei “rischi” che Battisti correrebbe una volta tornato in Italia.
Le indiscrezioni trapelate dalla stampa brasiliana non sorprendono più di tanto Alberto Torreggiani, il figlio del gioielliere ucciso nel 1979. Omicidio per cui Battisti è stato condannato in qualità di mandante. “Mi aspettavo una decisione simile – dichiara Torreggiani – vorrà dire che ci muoveremo in modo molto più deciso”. “Sarei stato sorpreso se fosse stato il contrario – aggiunge ai microfoni di CnrMedia – ma non sono deluso perché ero preparato. Adesso fare qualcosa di veramente forte perché questa è una gran presa in giro. Le parole non bastano più, ora contatterò gli organi competenti e decideremo come mobilitarci perché questa non è tanto una questione personale ma una scelta che apre un precedente molto pericoloso. Qualsiasi delinquente saprà di poter contare su una scappatoia e questo non è giusto”.
Intanto, una nota della presidenza del Consiglio sottolinea che il premier Silvio Berlusconi non ha “mai mostrato sottovalutazione per la vicenda dell’estradizione, richiamando invece costantemente la linea perseguita dall’Italia a ogni livello perché Battisti venga riconsegnato alla giustizia italiana” e che sono ”destituite di ogni fondamento le indiscrezioni di un senatore brasiliano interpellato dal ‘Riformista’ circa presunte garanzie fornite dal presidente Berlusconi al presidente Lula sul caso Battisti“. “In particolare – si legge ancora nella nota – mai in nessun incontro fra i due leader il presidente Berlusconi ha mostrato sottovalutazione per la vicenda dell’estradizione, richiamando invece costantemente la linea perseguita dall’Italia a ogni livello perché Cesare Battisti venga riconsegnato alla giustizia italiana”.
“L’ultimo atto ufficiale di una lunga serie in questo senso – prosegue il comunicato – è stata la convocazione, il 21 dicembre scorso a Palazzo Chigi, dell’ambasciatore del Brasile a Roma, Josè Viegas Filho, da parte del sottosegretario Letta”.
Di opposto tenore la versione sostenuta sul ‘Riformista’ da Eduardo Suplicy, senatore del Pt – il partito del presidente Lula – che ha seguito da vicino il caso Battisti. In un’intervista al quotidiano italiano, Suplicy sostiene: “Berlusconi ha detto a Lula che, qualunque sia la sua decisione, non monterà una polemica sul caso”. E aggiunge: “Ne sono certissimo. Quando Lula e Berlusconi hanno parlato del caso, era presente Carvalho, capo di gabinetto del governo uscente. Me l’ha confermato Carvalho stesso”.
In Italia, anche il Pd decide di far sentire la propria voce contro la decisione adottata dal governo brasiliano. “Mentre prosegue l’assordante silenzio del governo”, scrivono Piero Fassino, Emanuele Fiano e Andrea Orlando, nell’appello a favore dell’estradizione dell’ex terrorista rosso, “ci rivolgiamo a Lula, uomo di sinistra, perché pensiamo che nessun principio garantista e nessuna salvaguardia dei diritti universali dell’uomo può giustificare l’eventuale non concessione dell’estradizione per il terrorista Cesare Battisti, condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi compiuti negli anni di piombo”. Il movimento terroristico, del quale Battisti faceva parte, ricordano gli esponenti democratici, “ha seminato morte, dolore e sofferenza, contribuendo a interrompere un processo di crescita civile e sociale, e ha avuto come bersagli principali le istituzioni, le forze democratiche, le organizzazioni dei lavoratori. Per questo ci auguriamo che il Brasile non assuma la decisione di non concedere l’estradizione di Battisti, scelta che contrasterebbe con fondamentali principi di diritto e di giustizia. Chi ha scelto la violenza e l’omicidio come strumento di lotta contro le istituzioni democratiche e contro inermi cittadini deve saldare il proprio conto con la società. Le vittime del terrorismo non siano private del loro diritto ad avere giustizia”.
Raffaele Emiliano