“Con la fatica che ho fatto a far passare la riforma dell’Università mi sono resa conto quanto è difficile cambiare le cose. Ma è ingiusto consigliare la fuga“. Così il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, tenta di scoraggiare le flotte di giovani laureati che, dopo essersi guardati intorno, accarezzano sempre più frequentemente l’idea di lasciare il Paese per cercare fortuna all’estero.
“I segnali di cambiamento ci sono – ha notato il ministro, intervistata da Il Giornale – Dobbiamo crederci e batterci perché si moltiplichino e non mollare“. Dal suo punto prospettico, la responsabilità dello status quo che da troppo tempo immobilizza l’Italia è da attribuire alla sinistra , che “ha fatto della conservazione il suo leitmotiv”, ma “il sistema – ha insistito la Gelmini – si combatte dall’interno”. Dunque, restare e resistere.
Per la responsabile dell’Istruzione, infatti, esistono almeno due validi motivi per credere che qualcosa stia cambiando: il primo porta ai cancelli dello stabilimento Fiat di Mirafiori, dove nelle ultime ore è stata raggiunta una faticosa intesa con i sindacati. “L’accordo – ha detto – consentirà a Fiat di crescere. E al Paese intero di vedere rivoluzionato il rapporto fra lavoratore e datore di lavoro. Imprenditori e lavoratori non sono più categorie contrapposte – ha aggiunto – ma hanno identici interessi. Se un’azienda viene messa in condizione di essere competitiva, ci saranno posti di lavoro e stipendi più alti. Altrimenti ci sarà disoccupazione”.
Il secondo motivo conduce, invece, al Sud, bisognoso di talenti. “Restateci, a Napoli – è l’invito che il ministro rivolge ai giovani – Il piano del Sud del governo, oltre a investire sulle infrastrutture materiali, punta su quelle immateriali. I talenti devono restare sul territorio”.
Inevitabile una difesa a spada tratta della riforma universitaria che porta il suo nome: “Anche sui giornali, dopo l’approvazione – ha evidenziato la Gelmini – si moltiplicano gli apprezzamenti. Vieta le assunzioni di parenti fino al quarto grado, toglie potere ai baroni, aumenta la flessibilità, l’internazionalizzazione, il turn over, inverte la fuga dei cervelli“. Una panacea a tutti i mali.
E non è tutto perché, nell’analisi della numero uno dell’Istruzione italiana, a dare un segnale di cambiamento è anche la politica che, con Silvio Berlusconi, ha scelto di investire sui giovani. “È l’altro grande segnale che il cambiamento è iniziato – ha osservato Maria Stella Gelmini – un governo di giovani, con ministri under 40 come la sottoscritta, la Carfagna, la Meloni, Alfano, Fitto. Il premier – ha continuato – è stato il solo ad avere il coraggio di puntare su di noi in ruoli chiave. E sfido chiunque a dimostrare che non stiamo lavorando con capacità e impegno”.
Nessun timore anche sulla tenuta del governo: “Siamo sicuri di avere i numeri per andare avanti – ha spiegato il ministro – Il Parlamento è cambiato. Molti deputati hanno scelto di stare dalla nostra parte, dimostrando senso di responsabilità, facendo prevalere sul senso di appartenenza l’interesse del Paese, che è la governabilità. Ci sono almeno 15 deputati – ha assicurato – che interloquiscono con noi e sono pronti a votare le riforme”.
Maria Saporito