Truffa a Pompei: corsi fantasma per dipendenti creditori

Davvero un fine anno difficile per Pompei. Dopo i crolli alla Schola Armaturarum e alla Casa del Moralista – che hanno procurato l’indignazione internazionale – sul sito archeologico soffia un nuovo vento carico di polemiche.

Nell’occhio del ciclone una storia di truffa ai danni dello Stato che parte da lontano e che conduce al sequestro di 700 mila euro di beni. Sono quelli che appartengono a Luigi Crimaco, ex direttore amministrativo della Soprintendenza archeologica degli scavi, che nel 2004 decide di risolvere a modo suo una “vertenza sindacale” ormai datata. Dal 1988 al 1996, infatti, oltre 260 dipendenti degli scavi sono creditori di straordinari mai retribuiti. Le paghe vanno in prescrizione e il malcontento tra i lavoratori cresce, manifestandosi in scioperi e in disordini sindacali che minacciano di mettere in ginocchio l’intera area archeologica.

Da qui la decisione di Crimaco, che – in completa autonomia dal ministero dei Beni culturali – decide allora di optare per una forma alternativa di pagamento, organizzando corsi di aggiornamento fantasma (in orario di lavoro), capaci di rendere ai creditori la somma esatta degli straordinari mai retribuiti.

Un escamotage, architettato dall’ex direttore amministrativo di Pompei in accordo con alcune sigle sindacali, per saldare un debito vecchio quasi 20 anni senza interpellare lo Stato. La procura di Torre Annunziata, che ha avviato l’inchiesta, ha ieri autorizzato il sequestro dei beni appartenenti a Crimaco, che rischia adesso una condonna per truffa, falso e peculato.

“La decisione di trovare soluzioni alternative per pagare ai dipendenti degli scavi gli straordinari prescritti – ha spoiegato il legale di Luigi Crimaco – fu presa nel corso di un incontro cui parteciparono, oltre alle organizzazioni sindacali, il soprintendente regionale ai Beni archeologici dell’epoca, Stefano De Caro, e l’allora direttore amministrativo degli scavi, Giovanni Lombardi, predecessore del mio cliente”.

“L’accordo – ha continuato il difensore – si basava sul principio etico del diritto al compenso, dal momento che il lavoro straordinario, anche se prescritto, era stato effettivamente svolto. Inoltre metteva fine a scioperi che per mesi avevano creato il caos negli scavi e che avevano causato – ha aggiunto – la chiusura per giorni del complesso archeologico e, di conseguenza, gravi danni alle casse statali”.

Il ministro della Cultura, Sandro Bondi, non ha rinunciato a fornire il suo commento alla vicenda, rilanciando l’invito alla generale cautela: “In relazione alla nuova inchiesta della Procura di Torre Annunziata – ha detto – desidero rinnovare la fiducia nell’operato della magistratura e, fino alla conclusione delle indagini, salvaguardare l’innocenza dei funzionari e delle persone coinvolte. Tuttavia – ha proseguito – non posso non rilevare come la gestione della Sovrintendenza di Napoli e Pompei fosse ed è difficile e come il tentativo da parte del Pd e del partito di Di Pietro di addossare al sottoscritto ogni responsabilità – ha concluso – sia immotivato e politicamente disonesto“.

Maria Saporito