Da questa notte l’Estonia è nell’eurozona.
È il 17esimo Paese che entra a far parte dell’Unione Europea e la prima ex repubblica dell’Unione Sovietica a rinunciare alla sua moneta nazionale.
La repubblica estone, infatti, abbandona la corona, introdotta nel 1992 per rimpiazzare il rublo sovietico. Secondo i sondaggi, il 50% degli abitanti si sono espressi favorevolmente alla moneta unica, mentre il 40% contro.
Dopo Slovenia e Slovacchia, l’ex repubblica sovietica è il terzo Paese del vecchio blocco comunista ad adottare l’euro.
È l’ennesimo obiettivo internazionale centrato dallo stato baltico, che ha anche sottoscritto il Protocollo di Kyoto ed è all’avanguardia nelle politiche ambientali.
Decisivo il ruolo avuto dal regime fiscale adottato dal Paese, poco più grande della Svizzera e con 1,3 milioni di abitanti. La detassazione degli utili delle aziende ha attratto, infatti, molti capitali e investitori stranieri, al punto che in alcuni settori, come quello bancario, è impercettibile la presenza di imprenditori locali.
In pochi anni il paese delle renne è diventato la terra del polo tecnologico di Tallinn. L’industria informatica è stato il motore primario dell’ascesa estone. Alla periferia della capitale c’è il centro di ricerca Skype e gli abitanti possono definirsi all’avanguardia nell’utilizzo degli applicativi web.
Internet è pane quotidiano nell’intera nazione. Trovare persone in fila agli sportelli bancari o per un certificato è cosa rara. È anche difficile, in realtà, trovare sportelli bancari sulle strade. Si vota e si pagano tasse e tributi online, via web si ricevono ricette mediche e diagnosi.
Autobus, parcheggi e acquisti vari si pagano con il cellulare e il conto arriva con la bolletta telefonica.
Bassissimo l’utilizzo di moneta contante.
Andrea Pompermaier, dell’Ambasciata italiana a Tallin, raggiunto da La Repubblica, disegna un breve quadro degli estoni: “Sono pacati, pragmatici, misurati. Hanno il senso della misura. Si confrontano con i loro vicini lettoni, travolti dalla crisi e salvati dal Fondo monetario internazionale, e si sentono solidi. Si confrontano con la Finlandia, tre ore di traghetto, mezz’ora di aereo, e sentono che, pur essendo molto più indietro, raggiungere quel livello non è un obiettivo impossibile. Se poi guardano alla Russia, è solo per compiacersi della distanza che ormai li separa”.
Marco Notari