Riforma Gelmini: Napolitano firma. Ma la legge va cambiata

Riforma Gelmini atto secondo. Dopo il velocissimo passaggio parlamentare, accompagnato dalle proteste studentesche per le strade di tutta Italia, arriva la firma di Giorgio Napolitano. Una firma che, però, ha in calce la richiesta di un “terzo tempo”, nel quale lo stesso ministro Gelmini e il governo dovranno confrontarsi con studenti, precari e docenti. Riforma approvata, quindi, ma con qualche rilievo che il Presidente della Repubblica ha sottolineato all’esecutivo.

Primo fra tutti l’articolo 4 (voluto dalla Lega) che, riguardo all’erogazione di borse di studio, prevede un 10% dei fondi riservato ai residenti nella regione in cui si trova l’ateneo. Una previsione che Napolitano considera in contrasto col principio del merito. Ci sarà poi da risolvere il caso dell’articolo 6, sullo status dei professori aggregati, già previsto dalla precedente riforma Moratti. il testo firmato ieri contiene, infatti due articoli in contrasto fra loro: il primo mantiene in vigore la disposizione della precedente riforma; il secondo la abroga. Una svista parlamentare che andrà presto chiarita.

Di “dubbia ragionevolezza”, invece, la norma proposta dal PD sui contratti di insegnamento riservati agli esperti: l’articolo 23 della riforma prevede che per diventare professore a contratto si debba avere un reddito di almeno 40 mila euro, esterno a quello universitario. Una previsione che andrebbe contro i requisiti scientifici e professionali richiesti per le docenze. L’ultimo rilievo tecnico riguarda i lettori madrelingua, considerati ricercatori e non professori. Per Napolitano, considerando anche le numerose condanne arrivate dall’Ue, nonché i pareri della nostra Consulta, la disposizione va chiarita seguendo le disposizioni giurisprudenziali della Corte Costituzionale.

Ma il punto forse più importante della nota inviata dal Presidente della Repubblica resta quello del dialogo. Per migliorare la riforma c’è ancora tempo. Bisognerà, quindi, cercare “il confronto costruttivo con tutte le parti interessate”. Elemento che nell’iter parlamentare è mancato del tutto. Non ha dubbi Elena Monticelli, una degli studenti ricevuti da Napolitano il 22 Dicembre, intervistata da Repubblica: “Protestiamo da 4 mesi e loro (il governo, ndr) prima ci hanno ignorato, poi definito bamboccioni e black bloc.

E se per la Gelmini la firma di Napolitano “dimostra che, seppur tra mille difficoltà, è possibile realizzare le riforme”, la Monticelli, militante della Rete Link, sul ddl Gelmini risponde: “Noi non la consideriamo ancora una legge. Continueremo a combatterlo sperando che venga abrogato”. Chiede disobbedienza ai rettori mobilitazione negli organi collegiali.

E probabilmente, prima dell’agognato dialogo, il terzo atto di questa riforma sarà ancora una volta la piazza.

Cristiano Marti