Strage Vibonese: celebrati all’alba i funerali delle cinque vittime


Si sono svolti, questa mattina all’alba, i funerali delle cinque vittime della strage avvenuta nel Vibonese.

Ercole Vangeli, con la complicità di alcuni parenti, aveva fatto irruzione nella masseria dei Fontana uccidendo padre e figli: una serie di liti tra due famiglie finiva in tragedia a Filandari, piccolo centro di Vibo Valentia.

In forma assolutamente riservata e senza corteo funebre, come disposto per motivi di sicurezza dal questore, questa mattina all’alba si è svolta la funzione funebre per le cinque vittime dell’agguato: Domenico Fontana, 61 anni, e i figli, Pasquale, 37, Pietro, 36, Emilio, 32, Giovanni, 19. La salma di quest’ultimo, il più piccolo, è arrivata per ultima in chiesa, in una bara bianca: era il figlio più piccolo.

Ad assistere ai funerali, le donne che sono miracolosamente sopravvissute alla strage (si pensa che avrebbero avuto la stessa sorta, se quel pomeriggio fossero rimaste in casa): Giovannina De Luca, moglie di Domenico e madre dei quattro uomini, Massima, sorella delle vittime, Marina Cichello, moglie di Emilio, uno dei ragazzi.

Dopo la funzione, le bare sono state trasferite nel cimitero di FIlandari per la tumulazione.

Mentre Ercole Vangeli confessava, poco dopo l’agguato, dicendo ai carabinieri, semplicemente, “Sono stato io”, già si era alla ricerca di altri complici, in quanto si era certi che a fare fuoco e fiamme sulla masseria Fontana dovevano evidentemente esserci altre persone: le cinque vittime sono state ritrovate dalla madre dei ragazzi in punti diversi della loro abitazione, e più tardi si saprà che sono stati sparati con pistole differenti.

Con il fermo di altre tre persone, identificate, poi, come parenti del reo confesso, si evidenzia il movente della strage: liti per cattivi rapporti di vicinato, discussioni e sfuriate per questioni di poderi e possessi, terre e proprietà.

Questioni che il procuratore capo che si occupa del caso, Mario Spagnuolo, avrebbe poi definito “Peggio della ndrangheta”, (il primo movente di cui si parlava), “perché sembra un copione dell’ ‘800, figlio di una subcultura violenta e di una popolazione che rifugge dal rispetto della legalità”.

Carmine Della Pia