Trentotto giorni possono essere tanti. Trentotto giorni senza sapere che fine abbia fatto la propria figlia, per una madre sono un’eternità. Infernale.
Le ricerche della piccola Yara Gambirasio, proseguono senza sosta, ma purtroppo anche senza progressi rilevanti. Della ragazzina di Brembate Sopra nessuna traccia, come se fosse sparita nel nulla, quasi si fosse nel peggiore dei film di paura. Ma quest’ultima non è finzione, ma cruda realtà, una paura che attanaglia i familiari ma che tuttavia non riesce ad abbattere le speranze di ritrovare la propria figlia in buone condizioni e di mettersi alle spalle questa storia senza un perché.
Nelle ultime ore, stando a quanto trapela dagli ambienti vicini agli investigatori che si stanno occupando del caso, l’attenzione degli inquirenti non sarebbe più rivolta, come nel recente passato, su un preciso luogo fisico ma su qualcosa di più simbolico e tuttavia più intimo per una ragazzina di soltanto tredici anni: il proprio diario.
Quello scrigno di segreti, quell’amico di carta a cui confidare le paure e le scoperte di un’adolescente che si affaccia alla vita, quel posto custodito in maniera sacra dove spesso capita anche di scrivere il nome proprio di una passione. Ed è proprio a questo che si sta pensando in questi giorni: un indizio, un nome di qualcuno che potrebbe dare una svolta alle indagini.
Sulla notizia è intervenuta anche la madre di Yara, la signora Maura che, non perdendo il contegno che l’ha caratterizzata sin dal primo giorno, ha dichiarato: «Il diario di Yara, il suo diario – dice – è un diario con appiccicate le figurine con i personaggi di Diddle e le caramelle che mangia. Non c’è scritto niente sul diario di Yara».
Un po’ come qualsiasi madre che vuole negare a se stessa che la propria figlia sta crescendo, fisicamente e sentimentalmente.
Noi non sappiamo cosa contengono quelle pagine, tuttavia la speranza di tutti è quella di ricevere un segnale, trovare un indizio, che possa fare luce su una vicenda apparentemente sempre più insoluta.
S. O.